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Il Tar annulla le elezioni comunali a Pescara

Pescara. Il Tar Abruzzo ha accolto parzialmente il ricorso contro il risultato delle elezioni di Pescara del 2024 e disposto “l’annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a Sindaco e Consiglieri Comunali”, oltre all'”obbligo di ripetere il procedimento elettorale” per 27 sezioni.

Lo scorso anno, a giugno, Carlo Masci, sindaco uscente con la coalizione di centrodestra, era stato riconfermato al primo turno con appena 584 voti oltre la soglia del 50%.

Un ricorso al Tar da parte di una consigliera non eletta del Pd, Stefania Catalano, e di due cittadini vicini al centrosinistra del candidato sconfitto Carlo Costantini, aveva segnalato alcune irregolarità negli scrutini di diverse sezioni.

Il tribunale amministrativo, dunque, ha ordinato la ripetizione delle votazioni nelle sezioni: 2, 28, 31, 43, 44, 46, 55, 57, 71, 74, 89, 117, 140, 157, 166, 25, 42, 45, 47, 51, 73, 78, 90, 95, 137, 145 e 169.

“Fino alla nuova proclamazione, a seguito del rinnovo parziale delle elezioni, gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti e indifferibili”, si legge.

I giudici hanno trasmesso tutto in Procura per valutare la sussistenza di ipotesi di reato.

LE REAZIONI

Tra le prime reazioni, si registra quello dello sconfitto alle elezioni, il candidato sindaco del centrosinistra Carlo Costantini: “Il Tar di Pescara ha annullato le elezioni del Sindaco e del Consiglio Comunale di Pescara ed ha accertato che il risultato elettorale che ha consentito a Masci di vincere al primo turno non è attendibile, non è genuino e non è veritiero. Alla Procura della Repubblica di Pescara, alla quale il TAR ha trasmesso la sentenza e l’intero fascicolo processuale, spetterà il compito di accertare se si è trattato di brogli o solo di irregolarità, per quanto gravissime. I giudici amministrativi, pur applicando nella massima estensione il principio di conservazione dei risultati, hanno ravvisato in accoglimento del ricorso gravissime irregolarità in nessun modo sanabili, disponendo quindi un nuovo voto in 27 sezioni. Un ringraziamento sincero va alle ricorrenti e agli avvocati Gianluigi Pellegrino, di Roma, e Luca Presutti, di Pescara”.

“Ringraziamo il Tar per l’enorme e minuzioso lavoro svolto, che ha fatto emergere irregolarità molto gravi nelle operazioni di voto a Pescara”, aggiunge Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, mentre Luciano D’Alfonso, deputato dem, rincara la dose: “Una sentenza che riapre la partita in 27 sezioni, ovvero per il 16 per cento degli elettori di Pescara. Una sentenza che oggi offre diversi spunti di riflessione. Innanzitutto sullo spazio temporale impiegato per giungere alla sentenza, arrivata a oltre un anno di distanza dal voto. Almeno 365 giorni di distanza lasciano presupporre che ci sia stato un dibattimento intenso, giuridicamente e amministrativamente combattuto in seno al Tar, che si è tradotto in quasi 100 pagine di motivazioni, che andremo a leggere in maniera approfondita a mente fredda e penne pronte a prendere appunti da tradurre in atti tipici”

“Altra riflessione”, prosegue, “più meditata e amara, sul rinvenimento di plichi elettorali manomessi in ben 21 sezioni sulle 27 in cui il voto è stato annullato, con relativa trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per le attività di competenza, replicando quanto accaduto nelle scorse ore a proposito della gara inerente alla gestione delle mense ospedaliere in Abruzzo. Ovvero, il Tar ha evidentemente ravvisato atti talmente gravi da avere la necessità di coinvolgere la Magistratura penale e anche su questo ci riserviamo di leggere in maniera dettagliata ogni singolo rigo di quella parte della sentenza, perché ora è il momento di capire in maniera chiara dove si è creato il vuoto amministrativo. Occorre capire quale sia il livello di coinvolgimento di tutti gli attori, dove sia cominciata la eventuale libera iniziativa di presidenti e scrutatori di seggio, che sono pubblici ufficiali a tutti gli effetti, e quali siano le ragioni a monte. Quelle oggi oggetto di revisione sembrano operazioni elettorali di natura bulgara caratterizzate da una incredibile e sconcertante fragilità organizzativa. Alla lettura completa della sentenza”, conclude, “si faranno tutte le considerazioni, che probabilmente richiederebbero ben altro atto di coraggio da parte dell’amministrazione in carica”.

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