
Chieti. La Sezione “Italia Nostra” di Chieti, che ha assunto impegno con le Autorità e la comunità cittadina per collaborare alla tutela del patrimonio culturale, ambientale e sociale, ritiene di poter avanzare una proposta per uscire dal clima di incertezza, determinato dalle confuse vicende dello studentato ATER (Azienda Territoriale della Edilizia Residenziale), che provoca solo vacui scontri politici, com’è facile riscontrare da alcune settimane sulle cronache giornalistiche locali.
E’ il caso dello “Studentato universitario ATER” di Viale Gran Sasso a Chieti, edificato da una trentina di anni e che dopo traversie economiche e burocratiche, è esploso con la decisione del presidente della Azienda, Antonio Tavani, di concedere in affitto alla Società Sportiva Calcio Chieti una parte dell’edificio per alloggio e ritrovo dei calciatori neroverdi.
La struttura, costata oltre cinque milioni di euro, ha avuto un lungo iter: costruita nel 1997, inizialmente per diventare la nuova sede dell’allora Istituto Autonomo Case Popolari (IACP)), nel febbraio 2024, si decise di trasformarla in residenza universitaria, specificando in un primo momento che sarebbe stata destinata a studenti disabili. Dotata di 49 posti letto, con 23 camere doppie e tre singole, la “Casa dello studente” fu inaugurata alla presenza del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e da allora è al centro di una storia piena di ombre e con poche luci (nel senso che non si è mai vista all’interno l’ombra di uno studente e tantomeno luci che ne attestassero il funzionamento).
Il Consiglio di Amministrazione dell’ATER, convocato il 28 febbraio 2024 aveva deciso di avviare una interlocuzione con l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e con tutti gli altri Enti che avessero voluto, anche in partenariato, gestire la struttura, dotata di spazi comuni e cucine, di un’area relax e di locali destinati a palestra, rivolgendo anche un invito diretto a studenti universitari, docenti e ricercatori a presentare manifestazioni d’interesse.
Con un passato oscuro ed un futuro teso a colmare un deficit di 7 milioni di euro, più che di chiacchiere sarebbe più saggio ricorrere ai fatti. Occorre, pertanto, avviare un serio confronto tra le Istituzioni locali, provinciali, regionali e anche nazionali, come il Ministero dell’Università, per trovare una soluzione che salvi un edificio abbandonato, destinato al sicuro degrado, ed appaghi, soprattutto, il bisogno sempre crescente di posti –letto da parte di studenti che non riescono a completare gli studi a causa della mancanza di risorse economiche delle famiglie di provenienza.