
Chieti. Secondo la consulenza collegiale disposta dalla Procura, eseguita dal professor Luigi Capasso e dal medico legale Pietro Falco, Civitarese subì maltrattamenti che le hanno causato fratture delle costole e dello sterno, una compressione ripetuta nel tempo della gabbia toracica, lesioni da cui si è generata una sepsi nell’emitorace destro che è stata la causa del decesso. La donna, che viveva in casa della sorella e del cognato ed era malata di demenza senile, morì il 12 febbraio del 2022.
La difesa, con gli avvocati Gianluca Travaglini e Maria Elena Cicconetti, annuncia ricorso in Appello sostenendo che tutto il procedimento non ha fatto emergere prove certe in merito alla responsabilità, e che molti elementi emersi sono contraddittori sulla responsabilità. Nel corso del processo in capo a Di Meo era stata formulata un’altra contestazione: secondo il pm l’uomo non avrebbe impedito che la moglie Lunella, sorella convivente della vittima e che in base a una perizia è stata dichiarata incapace di partecipare coscientemente al processo per via della patologia di cui soffre, perpetrasse a sua volta maltrattamenti, ovvero percosse e botte, nei confronti di Valentina. Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati Francesca Manica e Mariella Mancini.



