
Pescara. “Tutti gli atti pubblici, compresi quelli della magistratura contabile, hanno sempre bisogno di una doppia lettura per essere correttamente compresi e interpretati. Nel caso del Comune di Chieti, le carte prodotte dalla Corte dei Conti d’Abruzzo, con il ridondante elenco delle 9 presunte criticità, meritano non solo la lettura plurale, ma anche un esercizio di memoria e di capacità logico-deduttiva.
Come fa un’amministrazione comunale a vedersi comminare una reprimenda per ‘criticità causate dalla grave carenza di personale’, con tanto di ultimatum al 15 gennaio, quando la Commissione per la Stabilità Finanziaria degli Enti Locali (COSFEL) ha autorizzato solo 18 giorni fa quell’amministrazione ad avviare le procedure per il reclutamento del nuovo personale? E il COSFEL è un organismo del Ministero dell’Interno italiano che controlla e approva le assunzioni di personale e i piani di riequilibrio finanziario per Comuni, Province e altri enti locali in difficoltà economica, producendo atti ai quali la Corte dei Conti ha pieno accesso oltre che potere di interoperabilità, dunque ha assoluta consapevolezza delle attività in corso
La legenda di 9 punti da correggere si riassumono in un’unica eccezione: al Comune di Chieti c’è un personale numericamente insufficiente per fronteggiare l’immane lavoro che la pubblica amministrazione è chiamata a svolgere per garantire servizi a 50mila cittadini residenti, 100mila utenti che ogni giorno si riversano sulla città. Non è una notizia, lo sapeva anche il sindaco Ferrara che quando ha ereditato sulle proprie spalle la gestione del territorio conosceva le colpevolmente deficitarie condizioni di cassa lasciate da chi lo aveva preceduto. Eppure non si è tirato indietro, ha lavorato, sta affrontando con grande senso di responsabilità le emergenze di un dissesto che sta risanando. Ma un Comune che ha un processo di risanamento in itinere non può assumere personale, mentre chi ha terminato il proprio ciclo produttivo per la meritata quiescenza comunque ha continuato a uscire dagli uffici
Le necessità sono state rappresentate al Ministero dell’Interno che a fine novembre, attraverso il COSFEL aveva espresso la propria autorizzazione al Comune di Chieti affinchè procedesse a imbastire le procedure amministrative utili per svolgere i concorsi e le nuove assunzioni, andando a coprire i settori strategici dell’Ente. I concorsi però non si fanno in due giorni, né tantomeno in 18 giorni. Aprire una procedura di selezione di unità lavorative nella pubblica amministrazione significa scrivere materialmente i bandi individuando le figure di prima necessità, valutando con esattezza la copertura finanziaria utile, significa aprire i termini temporali di iscrizione, concedere ai potenziali candidati la possibilità di presentare domanda. Significa sottoporre le candidature alla verifica preliminare circa il possesso effettivo dei requisiti con eventuali possibilità di integrazioni. Quindi individuare la società terza da incaricare per lo svolgimento delle prove, l’attivazione delle misure di sicurezza per garantire l’imparzialità degli esami, quindi la fase delle correzioni e l’individuazione dei vincitori, fatti salvi eventuali ricorsi.
Parliamo di una procedura che ovunque richiede mesi, seppur compressi al massimo, per essere garanzia di trasparenza e veridicità. E allora chiedo io: se il Comune di Chieti ha saputo solo 18 giorni fa di poter iniziare tali attività, come può oggi ritrovarsi sulla graticola per una ‘carenza di personale interno all’Ente’ e per non aver compensato tali carenze negli anni precedenti? Pare lapalissiano che tra il Comune di Chieti e la magistratura contabile, che pure conosce tutte le iniziative di back office delle pubbliche amministrazioni poste sotto la lente di ingrandimento e di ingigantimento, ci sia una pratica di doppiopesismo, che da un lato pone una spada di Damocle sulla testa di un sindaco: se entro il 15 gennaio non darà una risposta convincente alle 9 prescrizioni, saranno comminate segnalazioni e sanzioni pecuniarie, ad appesantire ulteriormente le casse municipali.
Dall’altro lato all’attenzione della Corte dei Conti sembrano però sfuggire altre leggerezze che costellano la nostra Regione Abruzzo, quella dei 103milioni di euro di debito della sanità, che stanno pericolosamente salendo ai 126milioni di euro di fine anno. Quella delle mance festivaliere e delle sagre di paese, quella delle opere realizzate senza quella doverosa e normativamente obbligata copertura finanziaria che arriva postuma a opera già realizzata. E non cito per carità di patria e perché stimo molto il sindaco di Castel di Sangro la vicenda degli atti deliberativi relativi al ritiro del Napoli Calcio, per i quali il Comune naturalmente ha merito, ma il Governo Regionale ha fatto una cloaca indifendibile per la quale farebbe bene ad autodenunciarsi
Credo allora che sulla città di Chieti sia necessario un supplemento di premura da parte della Corte dei Conti, che non deve solo intimare ultimatum né strigliare, ma aiuti il Comune ad accelerare amministrativamente le procedure concorsuali, collettivamente consapevoli di ciò che poteva essere fatto prima e ciò che invece era rigorosamente vietato fare, in nome di quel richiamo alla responsabilità che nasce prima di Diego Ferrara-sindaco.
Voglio precisare che sono leale e ossequioso sostenitore della Corte dei Conti e addirittura un suo tifoso, quando esercita il meritevole e virtuoso controllo cooperativo senza alcun tiraggio di giacchetta. Ciò che invece biasimo ed espongo alla disapprovazione collettiva è la coppia pigrizia-disparità di trattamento perché sono il peggiore prodotto dell’amichettismo culinario, variante abruzzese di quello da circolo capitolino”. Lo afferma in una nota l’onorevole Luciano D’Alfonso.



