
Abruzzo. La gestione della sanità regionale richiede non solo un garantito grado di competenza e capacità, ma anche una certificata sensibilità e piena consapevolezza.
Quando una Regione come l’Abruzzo decide di tagliare di netto il fondo destinato a sostenere i rimborsi per le famiglie dei malati oncologici o trapiantati, i cosiddetti caregiver, che accompagnano il malato nei suoi viaggi alla ricerca di una possibile cura, utile a guarire o ad allungare il tempo da dedicare alla propria comunità, significa che manca l’intelligenza della comprensione amministrativa, la manualità del far di conto, e la volontà di partecipazione a un dolore che non è del singolo, ma che investe e travolge vite intere, che comunque non riacquisteranno mai più la leggerezza del prima
È dannosamente colpevole una Regione marsiliana che sceglie intenzionalmente di riesumare i propri pastori rievocando il rito della Transumanza, che vuole affibbiare ai propri borghi l’aggettivo di ‘medievale’ per poter riversare somme importanti, che si sveglia la mattina per lustrare l’immagine devozionale di d’Annunzio, che celebra cartoni animati giapponesi sulla città adriatica, con investimenti milionari, e taglia risorse destinate a chi ha un bisogno vitale di salute. E questo accade in un momento storico drammatico: secondo il Registro Tumori della Regione Abruzzo, fermo al 2019, ogni anno ci sono 8.000 nuovi casi di malati oncologici, ovvero ogni giorno si ammalano 22 persone.
Io auguro una battaglia di coscienza costituzionale nell’aula del Palazzo dell’Emiciclo per garantire non solo il ripristino, ma l’incremento moltiplicatore di quel capitolo del bilancio sanitario, riducendo la capienza delle feste, delle luci abbaglianti, delle mance associazionistiche che in periodi pre-elettorali potrebbero far sfuggire la bussola delle priorità di governo. Va riacquistata la piena consapevolezza del ruolo insostituibile svolto dai caregiver familiari di persone affette da tumore o sottoposte a trapianto, che ogni giorno non si sollevano dalla sofferenza di accompagnare un viaggio fisico e morale tortuoso, di cui si conosce l’indirizzo di partenza, ma resta ignoto il traguardo e l’esito
Parliamo di donne e uomini che in silenzio garantiscono ogni giorno assistenza continua, presenza tangibile durante le terapie, supporto organizzativo e psicologico. Un lavoro essenziale, gravoso, svolto quasi sempre senza tutele, senza riconoscimento. Eppure, senza il loro contributo, il nostro sistema sanitario semplicemente non reggerebbe.
Sostenere i caregiver non è un costo: è un investimento in salute pubblica, in equità sociale, in sostenibilità del welfare regionale, un caregiver supportato è una risorsa stabile:
riduce i ricoveri impropri, favorisce la continuità delle cure, migliora l’aderenza terapeutica. C’è poi un tema di giustizia sociale. La malattia oncologica o il trapianto non colpiscono solo il paziente, ma l’intero nucleo familiare dove si affrontano sacrifici anche economici impensabili pur di cercare la salvezza per un figlio, un nipote, un padre o una madre. I viaggi della speranza non sono narrazioni da libro Cuore, sono realtà che rischiano di determinare anche una condizione di impoverimento, e che non possono essere affidate al buon cuore di operazioni social di crowdfounding, da cui la Regione Abruzzo pensa oggi di tirarsi fuori
Introdurre l’effetto moltiplicatore di quel fondo in Aula significa dare attuazione ai principi Costituzionali di solidarietà e di diritto alla salute. Da Palazzo dell’Emiciclo domani mi attendo che emerga una rivoluzione di coscienze, di capacità, di reazione e di discernimento tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e che si assista a una reiscrizione di un bilancio che oggi denuncia una dolosa incapacità di decisione.
L’On. Luciano D’Alfonso



