
Abruzzo. Il 12 dicembre in piazza contro una legge di bilancio sbagliata, che racconta un Paese in stagnazione economica e che lascia soli lavoratori, pensionati e i cittadini più fragili.
Un quadro desolante dentro il quale si colloca anche la Regione Abruzzo per la quale si intravedono prospettive in peggioramento”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, illustrando le ragioni dello sciopero indetto dal sindacato per il prossimo 12 dicembre. Dei temi in questione si parlerà anche nel corso dell’assemblea generale del sindacato che si svolgerà domani, venerdì 21 novembre, al Gabri Park Hotel di San Salvo, a partire dalle ore 15:00. Ai lavori prenderà parte, tra gli altri, Christian Ferrari, segretario confederale Cgil nazionale.
Ranieri sottolinea come “la manovra del Governo sia costruita su una realtà di crescita zero, stipendi fermi e servizi pubblici al collasso”. Una delle scelte più controverse della finanziaria, spiega, è “la riduzione delle aliquote per i redditi superiori ai 28.000 euro”, una misura che, secondo Cgil, Istat e Banca d’Italia, “fa sì che l’85% dei benefici vada ai contribuenti più ricchi e con i redditi più alti. E comunque si tratta di pochi spiccioli se consideriamo che per avere un beneficio di 36 euro mensili si devono guadagnare almeno 50.000 euro annui. Il Governo – prosegue – continua a negare l’evidenza sostenendo che non si tratti di un intervento a favore dei redditi più alti, ma i dati parlano in modo chiaro”.
Il segretario entra poi nel merito della situazione abruzzese: “In Abruzzo, gli effetti della manovra nazionale saranno addirittura sterilizzati dalle scelte della Regione – dice – Dal primo gennaio 2026 aumenteranno le addizionali Irpef, così come deciso dalla maggioranza che sostiene Marsilio. Parliamo di aumenti che colpiranno proprio i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, quelli per i quali il Governo rivendica il taglio delle aliquote. È un paradosso: la Meloni dà e Marsilio toglie”.
Il segretario si sofferma poi sul quadro economico preoccupante: “L’Italia sarà ultima in Europa per crescita del Pil e la produzione industriale è ferma da trenta mesi. In Abruzzo – sottolinea – la cassa integrazione ordinaria e straordinaria cresce in modo esponenziale, segno di una crisi strutturale delle imprese. Di fronte a tutto questo, la finanziaria non investe un euro nello sviluppo industriale”.
Ranieri punta l’attenzione anche sul tema della sanità regionale, sottolineando che “il welfare pubblico è al collasso, le liste d’attesa sono infinite e perfino l’accesso ai farmaci è diventato problematico. La Fondazione Gimbe ha certificato il definanziamento del Servizio sanitario nazionale: nel 2026 la spesa sanitaria reale sarà pari al 6,16% del PIL, molto meno del necessario. Le Regioni saranno costrette a coprire i tagli con risorse proprie, rischiando nuove tasse e nuovi tagli ai servizi”. La Regione Abruzzo, che ha già aumentato le tasse e che sta accumulando deficit strutturali, sarà costretta a tagliare ulteriormente i servizi sanitari”.
Grave, secondo la Cgil, anche il capitolo pensioni: “Il Governo cancella ogni flessibilità in uscita e peggiora nei fatti la legge Fornero. È l’esatto contrario delle promesse elettorali”. Ranieri ricorda infine che “la riduzione del deficit viene pagata da lavoratori dipendenti e pensionati attraverso il fiscal drag, che ha drenato 25 miliardi dalle loro tasche”. Poi il segretario lancia l’allarme sulle nuove priorità di spesa: “Uscendo dalla procedura di extra deficit si aprirà la possibilità di acquistare armamenti fuori dal patto di stabilità. Niente investimenti su sanità, scuola, lavoro, ma nuove spese militari, un modello che non condividiamo”.
“Per tutte queste ragioni – conclude Ranieri – il 12 dicembre saremo in piazza. Chiediamo un fisco più giusto, il rilancio della sanità pubblica, il sostegno alla buona occupazione e la restituzione del drenaggio fiscale ai cittadini. È tempo di cambiare rotta e costruire un Paese più equo”.



