
Pescara. Alle prime luci dell’alba di oggi, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Pescara, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale a carico di 15 indagati, ritenuti tutti responsabili dei reati di traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
In particolare a carico di 7 è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, nei confronti di 4 la misura degli arresti domiciliari e per i restanti 4 la misura dell’obbligo alla presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini, intraprese nel settembre 2024 – sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Pescara – hanno consentito di documentare come due nuclei familiari, dimoranti in una palazzina popolare di Via Aldo Moro nel quartiere San Donato di Pescara, avessero realizzato una fiorente attività di smercio al dettaglio di sostanza stupefacente del tipo cocaina, che comportava l’utilizzo di un collaudato sistema di sicurezza che richiedeva la massima accortezza nelle procedure di compravendita, soprattutto nella parte che riguarda la verifica dell’identità dell’acquirente e nelle modalità di accesso di questi presso il negozio di spaccio.
Le abitazioni di entrambe le famiglie erano costantemente presidiate da almeno una persona del relativo nucleo familiare per un’attiva vigilanza continua. Le immagini fornite dalle microcamere di vigilanza installate ai piani hanno fatto emergere un vero e proprio hub dello spaccio, aperto ad ogni ora del giorno e della notte. Un supermercato capace di soddisfare le richieste quotidiane di centinaia di acquirenti che, senza soluzione di continuità, affluivano per l’acquisto di stupefacenti.
Una gestione condivisa dell’illecita attività, quella disvelata, non solo fra coniugi ma anche fra genitori/figli. In questo contesto, in più occasioni, si è evidenziata una fluidità dei ruoli fra i diversi indagati, con transazioni spesso iniziate da uno e poi concluse da un altro, oltre che frequenti supporti e consulenze soprattutto nella risoluzione di problematiche riscontrate nei pagamenti, nell’approvvigionamento dello stupefacente e soprattutto nella necessità di spostare lo stupefacente in caso di controllo o perquisizioni degli indagati, tutelando pertanto gli interessi economici dell’attività illecita.
La sorveglianza del nucleo familiare, effettuata anche attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti, ha consentito altresì di individuare cinque canali di approvvigionamento dello stupefacente, tra Pescara e Montesilvano, i quali – anch’essi colpiti dall’odierna misura – rifornivano costantemente e più volte al giorno entrambi i “negozi dello spaccio”.
Le complesse indagini tecniche hanno altresì fatto emergere una chiara conoscenza da parte degli indagati dei meccanismi investigativi e la dichiarata ricerca di forme comunicative protette, attraverso il ricorso ad applicazioni di messaggistica crittografate di difficile captazione e l’utilizzo di SIM dedicate intestate a soggetti estranei al sodalizio. E’ apparso altresì evidente il ricorso a forme di comunicazione condivise e codificate, chiaramente collaudate nel tempo, consistenti spesso non solo in termini convenzionali ma anche e soprattutto in forme non verbali di comunicazione.



