Chieti, 25 novembre: dal Centro antiviolenza i dati della Rete antiviolenza territoriale
L’Amministrazione: “Sono aumentati i casi, ma anche reinserimenti e denunce. Potenzieremo il lavoro con le scuole”

Chieti. I dati sulla violenza di genere nel territorio di Chieti parlano chiaro: i casi sono in aumento, ma sono in aumento anche le denunce. Nel corso dell’incontro di stamane sono stati illustrati i dati territoriali aggiornati con il sindaco Diego Ferrara; le assessore Chiara Zappalorto (Pari Opportunità), Alberta Giannini (Politiche Sociali), Teresa Giammarino (Istruzione); la coordinatrice del Centro Antiviolenza Alpha Marialaura Di Loreto.
I dati. Nel periodo novembre 2024 – novembre 2025, il Centro Antiviolenza “Donna Alpha” di Chieti ha registrato un flusso significativo di richieste di aiuto: 350 donne si sono rivolte alla struttura, anche solo telefonicamente, per informazioni e sostegno. Tra queste, più di 200 richieste erano per informazioni e 75 consulenze legali, mentre 192 donne sono state prese in carico e seguite all’interno della rete territoriale.
Le donne abusate. Il profilo delle donne mostra una prevalenza nella fascia 40–49 anni (46%), con la quasi totalità di nazionalità italiana (86%). L’autore della violenza, nella stragrande maggioranza dei casi, è una persona in relazione stretta con la vittima: marito (43%), compagno (31%), oppure familiare o fidanzato. Solo il 10% dei casi coinvolge un conoscente. Anche qui, gli autori sono per l’89% italiani.
La violenza. Le tipologie di violenza emerse confermano la complessità del fenomeno: la più diffusa è la violenza psicologica (39%), seguita da quella economica (22%), fisica (16%), stalking (13%) e sessuale (10%). Nel dettaglio, la violenza fisica varia dagli schiaffi e spintoni fino all’uso di armi, mentre quella economica riguarda frequentemente mancato pagamento del mantenimento, controllo delle spese o impedimento a lavorare. Il Centro evidenzia inoltre un forte radicamento nel sistema di rete: il 31% delle donne è stato indirizzato dalle forze dell’ordine, il 16% dal servizio sociale e il 16% dal pronto soccorso. Un altro 37% è arrivato tramite contatto del CUAV.
L’attività del CUAV. Accanto al lavoro con le donne, il documento fotografa l’attività del Centro Uomini Autori di Violenza (C.U.A.V.) “Metamorfosi”, che nel solo 2024 ha seguito uomini in larga parte occupati (88%), di età 40–49 anni, spesso inviati dal sistema giudiziario. Qui, l’interruzione del programma riguarda il 40% degli utenti, mentre solo il 4% completa l’intero percorso.
“Nel complesso, i dati confermano come la violenza di genere continui a manifestarsi soprattutto nelle relazioni intime – commenta Marialaura Di Loreto, coordinatrice del centro Alpha – e come il lavoro di rete rappresenti un presidio fondamentale per intercettare e sostenere le vittime, accompagnandole verso percorsi di autonomia e uscita dalla violenza. I dati più importanti riguardano l’accesso da parte di donne sempre più giovani e questo aumento è da vedere però come un dato positivo, perché non restano più al chiuso delle loro storie, ma si recano al centro antiviolenza in quanto comprendono che possono farlo e anche se non arrivano alla denuncia, si affidano, imparano a chiedere aiuto e questo è un risultato. Anche il Cuav sta funzionando, anche se non va visto come un luogo riabilitativo per gli uomini autori di violenza, ma un ulteriore servizio di prevenzione e protezione per le donne. Sul fronte del sostegno all’autonomia, il 99% delle donne prese in carico ha ricevuto supporto abitativo, mentre per la crescita personale e lavorativa sono stati attivati percorsi di reinserimento, tirocini, attingendo anche a misure governative come Reddito di libertà e Microcredito di libertà. Continua la nostra sinergia sul fronte della sensibilizzazione va fatta e vale”.”
“Stiamo rafforzando il lavoro nelle scuole, abbassando l’età dei laboratori perché sempre più giovani si rivolgono al Centro Antiviolenza – spiega l’assessora alle Pari Opportunità Chiara Zappalorto –. Intervenire presto è fondamentale: prevenzione, formazione e collaborazione tra Pari Opportunità, Politiche sociali e Scuola sono la chiave. I dati del CUAV confermano un aumento degli uomini in trattamento, spesso inviati dall’autorità giudiziaria, segno che il problema va affrontato su più fronti. Per sostenere davvero le donne, soprattutto nel loro percorso di autonomia, stiamo costruendo una sinergia concreta con l’Università d’Annunzio e con il CUG, perché troppe interrompono studi e lavoro a causa della violenza. In occasione della Giornata contro la violenza maschile sulle donne, Comune e Università hanno promosso borse di studio dedicate alle studentesse in difficoltà economica a causa della violenza subita: un’azione di sistema per favorire empowerment e reale cambiamento”.
“Questi dati ci dicono con forza che la violenza sulle donne non è un fenomeno lontano né marginale: riguarda la nostra città, le nostre comunità, le nostre famiglie – dice il sindaco Diego Ferrara – 350 richieste di aiuto in un anno, 192 donne prese in carico, quasi sempre vittime di violenza psicologica, economica o fisica da parte di persone a loro vicine. È una realtà che non possiamo ignorare. Come amministrazione continueremo a sostenere il lavoro fondamentale del Centro Antiviolenza Donna Alpha e di tutta la rete territoriale, rafforzando prevenzione, protezione e percorsi di autonomia. Chieti deve essere una città che ascolta, che accoglie e che non lascia sola nessuna donna”.
“Questi numeri ci ricordano che la violenza di genere non è un’emergenza sporadica, ma un fenomeno radicato che attraversa tutte le fasce sociali – così l’assessora alle Politiche sociali Alberta Giannini – . Il Centro Donna Alpha rappresenta un presidio fondamentale di ascolto, protezione e rinascita. Continueremo a lavorare affinché nessuna donna rimanga sola e affinché la rete territoriale sia sempre più forte ed efficace”.
“I numeri confermano che la violenza si combatte prima di tutto con l’educazione e la consapevolezza – dice dell’assessora all’Istruzione Teresa Giammarino – . Per questo lavoriamo ogni giorno con le scuole affinché ragazze e ragazzi comprendano il valore del rispetto, dei confini, dell’uguaglianza e della libertà. Parlare ai giovani significa prevenire. Significa evitare che quei comportamenti che oggi colpiscono troppe donne possano ripetersi domani. Continueremo a promuovere progetti, incontri e percorsi formativi perché la cultura della non violenza si costruisce nelle aule e cresce con loro”.



