Estrazione complessa di pacemaker infetto, l’operazione al Mazzini di Teramo
Paziente poi dimesso in buone condizioni

All’ospedale di Teramo è stato recentemente eseguito un intervento di particolare complessità: l’estrazione di elettrocateteri di un pacemaker infetto in un paziente di 67 anni della provincia di Teramo. Si tratta di una procedura ad alto rischio, resa necessaria quando il dispositivo cardiaco diventa sede di infezione diffusa, condizione potenzialmente fatale, se non trattata.
L’estrazione degli elettrocateteri, sottili fili che collegano il pacemaker al cuore, è considerata una delle sfide più delicate in ambito elettrofisiologico e cardiologico: può comportare complicanze gravi, tra cui la perforazione di cuore e vasi. Per questo richiede un contesto altamente specializzato, con la disponibilità immediata di un team cardiochirurgico, anestesiologico e di emergenza, pronto a intervenire.
L’operazione è stata condotta nella sala della Uoc di Cardiochirurgia del Mazzini, dagli elettrofisiologi Manuel Conti e Paolo Serra e in stretta collaborazione con i cardiochirurghi. Fondamentale il contributo degli anestesisti della Terapia intensiva cardiochirurgica, dei perfusionisti, dei tecnici di radiologia ed elettrofisiologia, e del personale infermieristico e di supporto: un lavoro di squadra che ha permesso di affrontare in sicurezza ogni fase della procedura.
“Si tratta di una tecnica mini-invasiva, che non richiede incisioni sul cuore o sul torace”, spiega Conti, “ma che comporta rischi significativi: i cateteri, impiantati da anni, possono essere saldamente adesi alle pareti del cuore o dei vasi e durante la rimozione possono causarne la rottura. Inoltre, la presenza di un’infezione sistemica rende il paziente clinicamente compromesso e quindi esposto a un rischio ancora maggiore di complicanze. Solo un’organizzazione multidisciplinare e la presenza di una sala operatoria cardiochirurgica garantiscono la possibilità di affrontare in sicurezza eventuali emergenze intraoperatorie”.
L’intervento si è concluso con la completa rimozione dei cateteri infetti e il paziente, una volta ristabilizzata la condizione clinica, è stato sottoposto all’impianto di un pacemaker senza fili di ultima generazione, venendo poi dimesso in buone condizioni.
Queste procedure vengono eseguite solo in pochi ospedali italiani e, in passato, i pazienti abruzzesi erano spesso costretti a recarsi fuori regione, anche in situazioni critiche. Oggi, grazie al lavoro integrato dei reparti di Cardiochirurgia (diretta da Filippo Santarelli), Cardioanestesia (Marco Cargoni) e Cardiologia (Franco De Remigis), l’ospedale di Teramo è in grado di offrire sul posto cure altamente specialistiche. “La multidisciplinarità non è uno slogan, ma la realtà quotidiana del nostro lavoro”, sottolinea il direttore del Dipartimento Cardio-toraco-vascolare, Santarelli, “ed è la chiave per affrontare con efficacia le situazioni più complesse. Questo caso dimostra come l’unione delle competenze faccia davvero la differenza per la vita dei pazienti”.
Il direttore generale della Asl, Maurizio di Giosia, conclude evidenziando il valore di questo risultato: “Si tratta di un passo significativo per la sanità regionale. L’impegno e la collaborazione dei professionisti consentono di offrire ai cittadini cure di eccellenza senza la necessità di spostarsi altrove, con un beneficio concreto per pazienti e famiglie”.