Abruzzo Insieme: “Sulla sanità solo proclami, non bastano le aperture”
Cavallari e Menna prendono spunto dall'inaugurazione del centro radiologico di Montorio

“In occasione dell’inaugurazione del nuovo centro radiologico a Montorio al Vomano, l’assessora Verì e il direttore Generale Di Giosia hanno dichiarato: “Qui non si chiude, ma si apre”. Uno slogan ad effetto, ma lontano anni luce dalla realtà che vivono ogni giorno cittadini e operatori sanitari abruzzesi”.
A dirlo i consiglieri regionali di Abruzzo Insieme, Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna.
“Mentre la sanità pubblica regionale affonda tra carenze croniche, tagli e disservizi, la Giunta Marsilio si concede passerelle celebrative per l’apertura di una singola struttura, come se bastasse a nascondere anni di gestione fallimentare. I numeri parlano chiaro e smentiscono ogni narrazione trionfalistica. Mobilità passiva: nel 2023 l’Abruzzo ha speso 138 milioni di euro per curare cittadini fuori regione, incassandone appena 78 da chi è venuto a curarsi qui. Il saldo negativo di ‐60 milioni certifica la perdita di fiducia nella sanità regionale. Liste d’attesa: nei primi cinque mesi del 2025 le ASL abruzzesi hanno erogato 40.011 prestazioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Un crollo che smentisce i proclami sull’abbattimento delle liste: si fanno meno visite, si aspetta di più. Deficit strutturale: già nel 2022 la mobilità passiva costava oltre 104 milioni all’anno. Altro che “nuove aperture”: si tratta di una risposta tardiva a una progressiva perdita di attrattività e qualità del sistema sanitario”.
“Qui non si chiude, ma si apre”? No: si taglia, si depotenzia, si esternalizza. Dietro la retorica della “sanità di prossimità”, i fatti raccontano altro: ospedali periferici ridimensionati sotto la formula della “riorganizzazione”; servizi territoriali in affanno; personale sottodimensionato e sempre più sotto pressione. Siamo ultimi nei LEA per la prevenzione e in molte aree interne non si riescono più a garantire nemmeno i servizi essenziali. Un’inaugurazione non cancella il disastro. È grave e fuorviante affermare che il disavanzo sanitario sia dovuto all’apertura di nuove strutture. I problemi veri sono: un modello di sanità di prossimità che esiste solo sulla carta; una rete di presidi territoriali ridotta all’osso; liste d’attesa infinite, che costringono migliaia di cittadini a curarsi fuori regione. L’Abruzzo merita una sanità pubblica seria, accessibile, efficiente ed equa. Non spot elettorali, non inaugurazioni di facciata”.