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Teramo

Mini ospedali e tagli, i medici scrivono ai sindaci della provincia di Teramo

Il commento della Federazione italiana medici di medicina generale

“L’attuale condizione della sanità regionale e provinciale desta profonda preoccupazione, sia per la ormai conclamata crisi economica sia per l’assenza di una seria programmazione dell’intera organizzazione ospedaliera e territoriale. I tagli lineari rappresentano la scelta peggiore in un contesto di difficoltà come il nostro: non solo non producono miglioramenti economici significativi, ma peggiorano anche l’efficienza complessiva del sistema sanitario”.

Sono le parole di Ercole Core, presidente FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale) Teramo.

“È invece possibile razionalizzare le risorse e spendere meglio, a patto che alcune funzioni vengano centralizzate a livello regionale. Tra queste: la digitalizzazione, oggi frammentata: ogni ASL utilizza propri sistemi informatici, diversi da quelli della Regione, generando inefficienze e duplicazioni; la gestione del patrimonio immobiliare, attualmente affidata singolarmente alle ASL, con numerosi edifici che rappresentano solo costi senza reale utilità; la centralizzazione delle acquisizioni di beni e servizi, nonché la gestione del personale. Questa frammentazione produce una molteplicità di unità operative e una grande dispersione di risorse. Ma dove si va a tagliare, nel tentativo di riequilibrare i bilanci? Sulla sanità ospedaliera e territoriale. A Teramo, in particolare, si sta cercando ostinatamente di penalizzare la medicina del territorio, cioè di ridurre o eliminare ciò che attualmente funziona, in attesa dell’apertura – ancora lontana – delle strutture previste dal PNRR (case e ospedali di comunità). Un esempio evidente è il tentativo di ridurre o cancellare le forme associative dei medici di famiglia, con l’obiettivo di risparmiare somme irrisorie, ma arrecando un danno enorme alla cittadinanza, in particolare alle persone fragili e ai pazienti cronici”.

E ancora: “Da oltre 13 anni, nella nostra provincia sono attivi i cosiddetti “mini ospedali” (UCCP di Montorio, Teramo, Sant’Egidio, Villa Rosa, Mosciano-Bellante), dove medici di famiglia, insieme al loro personale (infermieri e segretarie) e in collaborazione con la guardia medica, garantiscono un’assistenza territoriale 24 ore su 24. Nonostante l’alta qualità e il riconosciuto valore di questo modello, oggi si propone di ridurre i compensi dei medici e di licenziare tutto il personale impiegato, con la motivazione che debba essere sostituito da personale ASL. Il tutto senza attendere l’apertura delle nuove strutture previste, né l’attuazione di un piano regionale che ne definisca modalità operative e funzioni. I medici di famiglia sono compatti nel rifiutare queste decisioni, sia per la propria dignità professionale sia per la difesa dei circa 50 lavoratori che la ASL vorrebbe mandare a casa. Non credo vi siano molti precedenti nel nostro Paese in cui, dopo 13 anni di servizio svolto con dedizione, formazione continua e radicamento sul territorio, si decidano licenziamenti per sostituire queste persone con altre senza esperienza né preparazione specifica. Infine, è doveroso ricordare che queste persone sono lavoratori e lavoratrici, padri e madri di famiglia, e meritano rispetto e tutela”.

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