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Teramo

Mobilità passiva e carenza di personale: i dati forniti dal Comitato per la tutela del Val Vibrata

Nel 2024 la mobilità passiva della ASL di Teramo è cresciuta ancora: da 61,2 a 62,8 milioni di euro, con un aumento di 1,6 milioni rispetto all’anno precedente.

A sollevare il problema è il Comitato Civico per la tutela dell’Ospedale Val Vibrata e della sanità pubblica, che definisce il dato come “l’elemento più spinoso e più allarmante che investe oggi la sanità teramana”.

“Un po’ a sorpresa, a dire il vero – commentano dal Comitato – perché tutto faceva pensare a un’inversione di tendenza”.

A ingenerare aspettative positive sarebbe stato il tono che in genere ha caratterizzato la comunicazione della ASL, improntata ad ottimismo, quasi mai problematica e a volte addirittura autocelebrativa”; così come il sostegno pieno alla dirigenza ASL da parte delle istituzioni regionali e di buona parte della componente sindacale legata all’area di governo.

“Invece no. I fatti dicono altro”, prosegue la nota. “E non si può nemmeno minimizzare per l’irrilevanza dell’aumento della mobilità passiva, perché in questo caso è la tendenza che conta. Anche se è il valore assoluto a preoccupare, già alto da tempo”.

Per rendere l’idea, 62.8 milioni di euro di mobilità passiva equivale -sottolinea il Comitato- all’intera attività di ricovero di un anno dell’ospedale Mazzini di Teramo; ed è una cifra superiore di dieci milioni della somma di quella dei rimanenti tre ospedali provinciali. “Insomma, una cifra monstre”.

Tradotto dal lato dei cittadini, un teramano su tre va a curarsi fuori dalla ASL di Teramo, spesso attraversando il confine settentrionale verso Marche ed Emilia-Romagna.

“È un dato clamoroso, che pochi sembrano voler affrontare con la dovuta serietà. Eppure dovrebbe interrogare la classe dirigente locale, politica e amministrativa”, afferma il Comitato.

A questo punto, la riflessione si sposta sul nodo che ha portato alla nascita del Comitato stesso: la difesa dell’Ospedale Val Vibrata e della sanità pubblica nel territorio.

“Siamo convinti che quanto più si indebolisce e si declassa il nostro ospedale, tanto più cresce la mobilità passiva dell’intera ASL. Del resto, quasi tutto passa dal confine nord. E invece di rafforzarlo, si smantella”.

Il riferimento è alla soppressione di due Unità Operative Complesse su quattro; a una gestione definita “inadeguata e disattenta” delle restanti strutture; alla sottrazione -in conseguenza dell’accorpamento tra Chirurgia ed Ortopedia- di 18 posti letto durante il periodo estivo, quando l’attività del Pronto Soccorso aumenta di almeno il 30%, con inevitabile incremento del numero dei ricoveri.
Il Comitato denuncia una grave carenza di personale, in particolare medico, “aggravata negli ultimi due anni da un turnover squilibrato, con il doppio delle uscite rispetto alle nuove assunzioni”.

In chiusura, l’appello ai sindaci del territorio: “Spogliatevi delle casacche politiche, difendete le ragioni della vostra comunità. Ora più che mai, serve un fronte unito a tutela del diritto alla salute e della sanità pubblica locale”.
Comunque, il Comitato non solo porterà avanti le sue iniziative, ma le rilancerà con forme anche eclatanti, tipo marce e sit in davanti all’ospedale o a sedi istituzionali quali Regione o ASL, dove si governa la sanità.
Tutto ciò affinché non rimanga nulla di intentato, in una battaglia decisiva per il nostro ospedale e per l’intera Val Vibrata.

 

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