
Atri. “Quella che era una discarica a cielo aperto, a due passi da Palazzo Acquaviva, sede del Comune di Atri e che, grazie all’opera di un imprenditore privato che ha tirato fuori molto denaro per acquistarlo e restituirlo alla città come luogo di cultura e bellezza, con l’obiettivo di riportare il Giardino Ducale Sorricchio alla sua originaria destinazione di interesse collettivo, sta diventando per la proprietà un vero e proprio incubo per via della burocrazia che ne ostacola i lavori”.
A denunciare una situazione è la società Hadrianum Srl che, tramite un comunicato stampa, “desidera informare la cittadinanza circa una situazione di stallo che, da ormai troppo tempo, sta ostacolando il completamento del progetto di recupero del Giardino Ducale Sorricchio, sito storico di grande valore culturale e paesaggistico nel cuore della città di Atri”.
“Da quasi quattro anni la nostra azienda – si legge nella nota – è impegnata, con ingenti risorse economiche e umane, nel restauro del giardino – acquistato regolarmente dagli eredi delle famiglie Sorricchio e Arlini – e della porzione del Palazzo Sorricchio ad esso annessa. Un’opera di riqualificazione totalmente autofinanziata, senza alcun ricorso a fondi pubblici, che ha già restituito nuova vita a un’area storicamente significativa ma purtroppo lasciata per decenni in condizioni di grave degrado”.
“Il giardino, un tempo concesso in comodato d’uso alle amministrazioni comunali, si presentava come una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria: invaso da vegetazione incolta, detriti e rifiuti, rappresentava un pericolo per la cittadinanza oltre che un simbolo di incuria, nonostante si siano succeduti negli anni diversi piani di riqualificazione dello stesso già nel 2004 e nel 2015, mai attuati, ciò fino al 2019 quando l’amministrazione comunale riconsegnò le chiavi alle famiglie Sorricchio e Arlini, cessando il contratto di comodato”, spiegano.
“Oggi, grazie all’impegno della Hadrianum Srl, l’area sta rinascendo come giardino all’italiana, e la nostra intenzione è di renderla nuovamente fruibile al pubblico e utilizzabile anche per eventi aperti alla comunità. Tuttavia, facciamo fronte a continui ostacoli burocratici. Nonostante le richieste, i solleciti e il tempo trascorso, le motivazioni dei blocchi non sono mai state chiarite in maniera definitiva. Questo stallo rischia di vanificare gli sforzi finora sostenuti, mettendo a rischio anche la cura del verde in un contesto climatico sempre più segnato dalla siccità, a causa dell’impossibilità di installare un sistema di irrigazione moderno.
Inoltre, la situazione sta generando danni economici diretti alla nostra azienda e indiretti alla collettività: i nostri cinque manutentori specializzati sono impossibilitati a lavorare, e la città di Atri rischia di perdere l’opportunità di restituire alla fruizione pubblica un bene storico di straordinario valore”.
“Ci rivolgiamo quindi con fiducia alla cittadinanza e alle istituzioni – conclude la nota stampa – affinché si possa superare questa impasse con spirito di collaborazione e con l’obiettivo comune di valorizzare un patrimonio culturale che appartiene a tutte e tutti”.