Premio Marta Iannetti, all’Università di Teramo la cerimonia finale
L'appuntamento finale del Premio dedicato alla memoria della studiosa teramana è per il 9 dicembre

Si svolgerà il 9 dicembre all’Università di Teramo, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, la cerimonia conclusiva del “Premio Marta Iannetti” per una tesi di laurea magistrale e di dottorato in antropologia, con una sezione speciale per una residenza artistica virtuale.
Il premio è stato promosso da Bambun APS, con la famiglia Iannetti, Tramontana Network, in partenariato con l’Università degli Studi di Teramo, Dipartimento di Scienze della Comunicazione e con il patrocinio e il contributo della Provincia di Teramo.
“Una iniziativa di grande prestigio che nel ricordare il raffinato lavoro di Marta Iannetti nel campo culturale ed antropologico sottolinea il valore della ricerca e della testimonianza rispetto alle culture locali e alle tradizioni anche orali che spesso sono delle chiavi di lettura rispetto a comportamenti e fenomeni sociali – dichiara il consigliere delegato Flavio Bartolini – in un sistema di relazioni sociali e di comunicazione che si affida al consumo veloce e digitale di ogni informazione questo progetto ci spinge a rivalutare l’approfondimento e l’osservazione come metodo di comprensione”.
Il prestigioso riconoscimento è dedicato alla memoria della ricercatrice teramana Marta Iannetti (1984-2020) ed è stato istituito con l’intento di far conoscere e diffondere la sua opera, scientifica, culturale e civile, e di sostenere il percorso di ricerca e la produzione culturale di giovani studiose/i e artiste/i, in un quadro nazionale e internazionale.
In linea con gli interessi di ricerca di Marta Iannetti – che ha dedicato la sua breve vita a intense ricerche sulle donne messicane, su quelle della montagna teramana, in particolare di Pietracamela, e della sezione femminile del carcere di Teramo –, sono stati presi in considerazione elaborati focalizzati sull’antropologia di genere, in particolare del corpo, della malattia e della violenza, sull’antropologia dell’innovazione sociale e politica, con particolare riferimento alle forme di autorganizzazione sociale, sull’antropologia della montagna e dei margini, in particolare appenninica e alpina.
Al termine di un lungo lavoro di selezione delle numerose tesi e dei progetti creativi pervenuti da tutto il mondo, la Giuria del Premio Marta Iannetti, composta da specialisti dell’ambito antropologico, ha selezionato i vincitori per le tre categorie: tesi magistrale, opera creativa e tesi di dottorato.
La Cerimonia di Premiazione, quindi, si svolgerà martedì 9 dicembre dalle 16:00 alle 19:00 presso l’Università di Teramo, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Polo Didattico D’Annunzio, in Aula 16.
L’iniziativa vanta i patrocini di: Centro Studi Don Nicola Jobbi, del Comune di Teramo, del Comune di Pietracamela, del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, del Centro Ricerche Personaliste ETS, dell’Associazione Tekno alp, della SIAC – Società Italiana di Antropologia Culturale, della SIAA – Società Italiana di Antropologia Applicata, dell’ANPIA – Associazione Nazionale Professionale Italiana di Antropologia.
Tesi magistrale
Maria Elena Marabotto Petrelluzzi – Rappresentare Palestina. Pratiche cinematografiche e articolazioni identitarie palestinesi | Università degli Studi di Milano Bicocca.
La ricerca analizza le rappresentazioni cinematografiche palestinesi e le traiettorie di costruzione d’identità che si articolano all’interno di un movimento continuo tra esperienze individuali e collettive, dinamiche culturali e sociali e contesti storici e politici. La prospettiva d’indagine antropologica è stata sviluppata all’interno di una griglia lessicologica e metodologica cinematografica, che vuole essere una proposta d’approccio alla ricerca capace di restituire la dinamica del mezzo filmico e, insieme, dello sguardo antropologico. Le diverse forme narrative che il cinema palestinese ha saputo prendere restituiscono la varietà di sguardi degli autori e delle autrici, in grado di disegnare molteplici traiettorie che de-essenzializzano la rappresentazione e aprono a immaginari e modalità di racconto composite. La varietà di esperienze individuali restituisce il riflesso di una comunità che sebbene diasporica, conserva un profondo senso di memorie condivise e di storia culturale e identitaria.
Tesi di dottorato
Maria Coma-Santasusana – Troupeaux de vie. Étude anthropologique d’une communauté pastorale dans le nord-est du Tibet | Institut National de Langues et Civilisations Orientales (Inalco), Paris.
La tesi tratta del pastoralismo nomade tibetano nella regione dell’Amdo, nel Tibet nord-orientale. Basata su un’indagine etnografica durata tredici mesi, esamina i diversi modi in cui i pastori creano, mantengono e sciolgono i legami che li uniscono ai loro animali da allevamento. Il rapporto tra i pastori e i loro animali è influenzato dal buddismo e dal suo principio fondamentale di compassione verso gli animali. La tensione tra questa norma religiosa e la violenza dello sfruttamento caratteristico della pastorizia si è intensificata nell’attuale contesto di integrazione del mercato della produzione pastorale guidata dallo Stato. Sebbene i pastori non possano permettersi di astenersi dall’abbattimento e dalla vendita dei loro animali, essi adottano comunque una serie di strategie di elusione e compensazione. Esplorando la partecipazione dei pastori a una serie di pratiche di conservazione della vita animale, intese come l’opposto dell’uccisione, questo lavoro fa luce sul ruolo che gli animali svolgono nella vita sociale e spirituale delle comunità pastorali a cui appartengono.
Opera creativa
Annagrazia Graduato – Lettera a Lidia
Il progetto audiovisivo è concepito sotto forma di lettera indirizzata a una donna, che riflette sulla memoria, sul paesaggio e sulla trasformazione attraverso archivi digitali del progetto Tramontana Network (Creative Europe) relativi alla regione Abruzzo, nell’Italia centrale.
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Saluti istituzionali:
Paola Besutti, Direttrice Dipartimento di Scienze della Comunicazione – Università di Teramo
Camillo D’Angelo, Presidente della Provincia di Teramo
Gianguido D’Alberto, Sindaco di Teramo
Antonio Villani, Sindaco di Pietracamela
Interventi:
Luís Costa, Binaural Nodar/Tramontana Network
Francesco Zanotelli, Università di Firenze
Ivo Quaranta, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Chiara Bresciani, Aarhus University
Emanuele Di Paolo, Sapienza Università di Roma/Bambun APS
Premiazione e presentazione dei lavori vincitori
Coordina: Gianfranco Spitilli, Università di Teramo/Bambun APS
Marta Iannetti: profilo biografico
Marta Iannetti nasce a Teramo nel 1984 e ha un’iniziazione alla montagna già dall’infanzia grazie a suo padre Raimondo, professionista teramano che le trasmette la passione per i ripidi sentieri, anche i più impegnativi. Marta li percorre con sicurezza, la stessa che infonde a chi la accompagna. Segue poche e chiare regole di comportamento, basate sulla serietà e l’attenzione ai movimenti del corpo, sullo studio scrupoloso dei punti di riferimento per orientarsi e della mappa cartacea, prima di avviarsi alla salita.
Consegue la maturità classica al Liceo “Melchiorre Dèlfico” della sua città. In quegli anni, durante i quali si distingue per il talento nello studio delle discipline umanistiche e la brillantezza delle sue deduzioni, comincia a organizzare i tratti della sua personalità, votata all’impegno sociale, e al coinvolgimento attivo nella realtà associativa cittadina. Prosegue gli studi scegliendo la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna, il corso di laurea triennale in Scienze Antropologiche, quindi il corso magistrale in Antropologia culturale ed etnologia. Per la tesi triennale svolge una ricerca nella sezione femminile del carcere di Teramo. Indagando l’efficacia e i risultati del sistema rieducativo, conduce un’etnografia “dentro” il campo con le detenute. Già da queste prime ricerche in Italia, si interessa del rapporto tra corpi femminili e cultura, letto con gli strumenti dell’antropologia medica. Nel 2010 ottiene una duplice borsa per tesi all’estero, in Messico, nello stato di Oaxaca, dove si reca a indagare le femminilità altre, di un altrove dove le specificità biologiche di genere non sono regolate da un approccio prima di tutto medicalizzato. Oggetto della ricerca, sono i percorsi terapeutici delle donne partorienti gestiti dalla figura delle parteras, le levatrici locali, in un piccolo municipio ikojts/huave, San Dionisio del Mar, esaminati in relazione agli altri usi terapeutici tradizionali, alla religione e alla struttura sanitaria istituzionale messicana, che accoglie alcuni aspetti della medicina cosiddetta popolare. In America Latina, segue seminari e realizza, con Chiara Bresciani, un documentario: Mi Ndxuey Ikojts – Nuestra Parteras. Tutto il lavoro è elaborato nella tesi magistrale Tra la partería e l’ospedalizzazione. Itinerari terapeutici nella salute materna a San Dionisio del Mar, Oaxaca. Si laurea cum laude. La sua tesi ha una tale risonanza che le viene proposta una presentazione alla facoltà di Ostetricia e Ginecologia dell’ateneo bolognese.
In collaborazione con Teramo Children, e con Il borgo degli gnomi presso A.P.E. (Aula Permanente di Ecopedagogia del Bosco), ha sviluppato progetti educativi rivolti all’infanzia e ai minori; nell’ambito del Programma Operativo Nazionale ha lavorato presso gli Istituti Comprensivi di Civitella-Torricella e di Montorio-Crognaleto al potenziamento dell’educazione al patrimonio culturale, artistico, paesaggistico nella secondaria inferiore, e ha partecipato come ricercatrice e video-operatrice al progetto di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale Gran Sasso Laga ICH (Intangible Cultural Heritage). Appassionata di danza e canto di tradizione orale, ha dedicato inoltre particolare attenzione e cura ai processi di apprendimento e trasmissione dei linguaggi espressivi della cultura contadina e pastorale, frequentando numerosi testimoni anziani dell’area abruzzese e marchigiana.
L’impegno con le donne prosegue sulla montagna teramana, dove porta avanti lo studio delle società appenniniche tramite il progetto di ricerca europeo Tramontana Network con l’Associazione Bambun, di cui è stata presidente dal 2019 al 2020. Riceve una borsa di studio per l’elaborazione del saggio monografico La storia delle storie di Pietracamela. Donne, migrazioni e gestione della comunità dal Centro Studi M. F. Marangelli di Conversano (bando di concorso “La condizione femminile. Antropologia, differenze di genere, sistemi politici e sociali”, XI edizione 2015/2016). Pietracamela è il paese d’elezione, Marta vi risiede e vi svolge ricerca con obiettivi chiari, una metodologia solidificata sulle tematiche di genere e rafforzata dalle esperienze personali. È determinata a fare tesoro della cultura orale appenninica, a godere delle sue immediate manifestazioni: il canto e la danza. Tra cantate e suonate, del paese e della montagna che lo stringe conosce ogni angolo e ogni volto. Qui scopre un’altra proprietà culturale delle donne, di derivazione sociale rispetto a quelle di derivazione anatomica che aveva lungamente trattato: la gestione di piccole morre di pecore in assenza degli uomini, allontanati dalle migrazioni periodiche nelle regioni limitrofe. Nell’analisi unisce con acume l’approccio storicista dell’antropologia alpina piemontese, l’antropologia medica e lo studio dell’ergologia e delle modalità socio-produttive di certi lavori antropologici in Sicilia e Sardegna. Il libro Bellina che sei nata alla montagna. Donne, agro-pastoralismo e migrazioni a Pietracamela (2021) è il risultato finale che sintetizza i suoi ultimi, intensi anni di lavoro.
Info: associazione.bambun@gmail.com/ +39.3492952274



