Suicidio assistito, primo caso dopo la legge regionale: l’abruzzese Daniele Pieroni ha messo fine alle sofferenze
Lo scrittore e poeta di origini pescaresi morto lo scorso 17 maggio

E’ morto il 17 maggio a Chiusi, la città in cui da qualche anno aveva scelto di vivere, somministrandosi il farmaco letale.
Daniele Pieroni, scrittore e poeta 64enne originario di Pescara, una vita trascorsa in buona parte a Roma, ha scelto di porre fine alle sofferenze del Parkinson che lo aveva colpito nel 2008.
É Il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo la legge approvata l’11 febbraio dal Consiglio regionale che regola temi e modalità di accesso al fine vita, redatta partendo dalla pdl ‘Liberi subito’ dell’associazione Coscioni, impugnata dal Governo il 9 maggio. Ma non sospesa e dunque in vigore almeno fino al pronunciamento della Consulta.
A rivelare la storia di Daniele è stata oggi la stessa associazione Luca Coscioni a cui il 64enne si era rivolto già nell’agosto 2023, tramite un amico. Daniele, spiega l’associazione, ha scelto il percorso previsto dalla “sentenza della Corte Costituzionale 242/2019, nota come ‘Cappato-Dj Fabo’, che ha fissato le quattro condizioni per il suicidio medicalmente assistito: essere capace di autodeterminarsi, avere una patologia irreversibile, avere sofferenze fisiche o psicologiche per la malattia ritenute intollerabili, dipendere da trattamenti di sostegno vitale”.
Daniele era al quarto stadio della malattia e per “una grave disfagia, era costretto a vivere con la Peg in funzione per 21 ore al giorno”. Il 64enne ha così “inviato la richiesta formale all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto. Dopo aver ricevuto, il 22 aprile scorso, l’esito positivo delle verifiche previste dalla sentenza” della Consulta, il 64enne “meno di un mese dopo, ha confermato la volontà di procedere a casa. Il tutto si è svolto nel pieno rispetto della procedura prevista dalla legge toscana”, che fissa un termine massimo di 37 giorni da quando la persona fa richiesta a quando riceve una risposta, “e delle condizioni stabilite dalla Consulta.
A casa sua è stato preparato il farmaco letale, che Daniele si è autosomministrato”. Erano presenti “su base volontaria – dice ancora la Coscioni – due dottoresse e un medico legale dell’Asl, che hanno agito con grande umanità e professionalità, come confermato da chi era presente. Accanto a Daniele c’erano anche Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni, il suo fiduciario Leonardo Pinzi, le sue badanti e i familiari. Alle 16:47 Daniele ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16:50 ha smesso di respirare, serenamente”.
La morte di Daniele ha riaperto il caso sulle legge della Toscana. Commenta il governatore Eugenio Giani: “E’ la dimostrazione di quanto la Regione abbia momentaneamente colmato un vuoto, che non abbiamo la presunzione di riempire per sempre: è opportuno che una” norma “nazionale possa dar corso a un adattamento in termini di legge di quanto la Corte Costituzionale ha affermato sul piano dei principi”. La norma si limita “a tradurre in procedure obiettive, imparziali, neutre, quello che già la sentenza della Corte costituzionale ha affermato”. Per Pro Vita, all’opposto, la legge toscana “ha iniziato a produrre le prime derive di morte” mentre per il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi, “è un atto eversivo”.
Forza Italia Toscana chiede che la Consulta si pronunci al più presto mentre il presidente dei vescovi toscani, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, ritiene necessario “un vero confronto a livello nazionale, lontano dai riflettori”. L’associazione Coscioni intanto rende noto che sono attualmente sei le persone che il suo collegio legale sta supportando nell’iter per l’accesso al suicidio assistito: tra queste una è in Toscana, due in Friuli, due in Veneto, una è umbra. Con Daniele Pieroni sono invece 13 le persone che hanno ricevuto il via libera: di queste 8 hanno avuto accesso al suicidio assistito in Italia. Tra loro Federico Carboni di Senigallia, il primo italiano a poter scegliere di morire col suicidio assistito nel 2022. Per gli altri 5, due hanno poi scelto di non procedere e tre non hanno potuto farlo, come una 54enne toscana: il suo iter, avviato a marzo 2024, spiega l’associazione, “è bloccato perché la Asl non dà indicazioni sul farmaco”.
“La legge toscana sul fine vita, frutto di un’iniziativa popolare sostenuta da oltre 11.000 persone, è un atto di civiltà e responsabilità che garantisce tempi certi per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria, applicando quanto già stabilito dalla Corte costituzionale”. E’ quanto dichiarano in una nota Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che stamani ha dato notizia del primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo l’approvazione della legge regionale che disciplina tempi e modalità di accesso al fine vita.
L’impugnazione della legge da parte del Governo Meloni, affermano inoltre, “è una scelta ideologica e priva di fondamento giuridico, che ostacola un diritto già riconosciuto. Intanto, troppe persone continuano a soffrire o a emigrare per morire con dignità. Invitiamo tutte le Regioni ad agire per garantire la libertà e il rispetto delle volontà delle persone”.
“E’ la dimostrazione di quanto sia vano il tentativo di dichiararla incostituzionale, di quanto la Regione abbia momentaneamente colmato un vuoto, che non abbiamo la presunzione di riempire per sempre: è opportuno che una” norma “nazionale possa dar corso a un adattamento in termini di legge di quanto la Corte Costituzionale ha affermato sul piano dei principi”, ha sottolineato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano una sua dichiarazione in merito al primo caso di suicidio medicalmente assistito dopo la legge toscana su modalità e temi di accesso.