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Chieti

Stellantis, interviene la Fiom-Cgil

Chieti. “La decisione dell’Unione Europea di modificare la norma che prevedeva lo stop ai motori endotermici entro il 2035 fa venir meno tutti gli alibi che in questi anni sono stati utilizzati per giustificare la mancanza di investimenti nel settore automotive in Italia.

Ora Stellantis non ha più scuse: deve investire nel nostro Paese e rilanciare la produzione industriale. Per quanto riguarda i nostri territori, è indispensabile potenziare lo stabilimento di Termoli, attraverso l’introduzione di nuove produzioni di motori, capaci di rivitalizzare il sito e garantire prospettive occupazionali. In questo quadro non può e non deve essere esclusa la possibilità di riavviare il progetto della Gigafactory, anche alla luce del fatto che l’Europa ha stanziato oltre un miliardo di euro per la realizzazione di batterie.

Per l’Abruzzo, e in particolare per lo stabilimento ex Sevel di Atessa, i numeri confermano che siamo di fronte a un sito importante che necessita però di certezze industriali. Il 2025 si chiuderà con una produzione di circa 166.000 furgoni e con una forza lavoro pari a 4.357 addetti. È previsto per il 2026 un aumento progressivo delle produzioni, con l’obiettivo di passare da circa 640 furgoni al giorno a 820 a partire da febbraio, anche attraverso il ripristino parziale del terzo turno su base volontaria e il rientro di parte dei lavoratori oggi in trasferta. Contestualmente, resta in vigore un nuovo Contratto di Solidarietà fino al 31 luglio 2026, con una riduzione massima dell’orario fino al 35%, a causa anche delle incertezze del mercato.

Questi elementi, tuttavia, non possono essere considerati del tutto sufficienti. Stellantis deve presentare un piano industriale chiaro e vincolante per la realizzazione del nuovo Furgone, con investimenti adeguati a garantire continuità produttiva, occupazione stabile e qualità del lavoro, superando definitivamente una gestione fondata su ammortizzatori sociali e uscite incentivate.

In questo contesto non ci sono più scuse. Il Governo deve assumersi fino in fondo la propria responsabilità, convocando Stellantis e le parti sociali per esigere un piano di investimenti concreti e verificabili. È inoltre necessario coinvolgere le Regioni, affinché possano attivare percorsi di supporto all’ammodernamento dell’indotto, favorendo anche processi di diversificazione produttiva.

Venuto meno l’alibi del 2035, la questione è ormai chiara: o Stellantis investe seriamente in Italia sull’automotive, oppure emerge con evidenza che l’azienda ha un piano di uscita dal nostro Paese. Una
prospettiva che la Fiom non è disposta ad accettare e che contrasterà con ogni strumento sindacale e di mobilitazione necessario”.

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