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Abruzzo

Alluvioni, vaste aree a rischio ma aperte alla costruzione di case ed edifici pubblici

Abruzzo. “Il nuovo Piano del rischio alluvioni proposto per Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria evidenzia nelle mappe vaste aree, anche nuove rispetto al passato, potenzialmente oggetto di alluvioni ma incredibilmente, con una serie di cavilli ed escamotage, consentirà, se approvato definitivamente, di costruire anche nelle aree più pericolose.

 

Una vergogna assoluta” così Augusto De Sanctis di Forum H2O e Forumambientalista Abruzzo commenta la proposta di Piano pubblicata dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino centrale e ora oggetto delle osservazioni del pubblico da presentare entro il 20 novembre.

Il Piano da un lato introduce, solo dopo le nostre denunce e solo per alcuni fiumi tra quelli abruzzesi, le aree effettivamente raggiungibili dalle piene con frequenza più rara, le cinquecentenarie, ma dall’altro con una serie di regole inserite nelle Norme Tecniche di Attuazione, consente di costruire sia edifici privati che pubblici nonché infrastrutture pure nelle zone più pericolose, quelle che possono essere colpite dalle piene più frequenti (cinquantennali/centenarie e duecentenarie).

Inoltre il piano dimentica completamente la nuova normativa europea sul ripristino della natura e non produce una pianificazione coerente con la progressiva estremizzazione del regime delle precipitazioni a causa della crisi climatica in atto.

“Contrasteremo quello che riteniamo uno scandalo in ogni sede. Inizieremo con inviare puntuali osservazioni entro la data di scadenza del 20 novembre ma certo non ci fermeremo lì se non ci sarà una profonda revisione delle norme in senso restrittivo. Si tratta di questioni fondamentali come la tutela della pubblica incolumità a partire dalla vita delle persone, la protezione civile e la prevenzione anche dei danni materiali che ad ogni alluvione lo stato deve poi ripagare. È sconcertante – per non dire di più – che sia proprio l’Autorità di Bacino a non aver appreso le lezioni delle tragedie del Misa nelle Marche e dell’Emilia Romagna con decine di morti in aree dove non si sarebbe dovuto costruire”.

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