
Abruzzo. “Il bilancio regionale dell’Abruzzo è mortificato a causa dei vincoli stringenti dovuti all’accantonamento obbligatorio per coprire il disavanzo sanitario.
Per colmare la voragine generata da sette anni di inefficienza della destra, la maggioranza deve trovare 170 milioni di euro e lo fa pesando direttamente sui cittadini e le cittadine abruzzesi: 40 milioni derivano dall’aumento delle tasse, 130 milioni dai tagli ai servizi e, per la prima volta dopo più di vent’anni, si ricorre a un nuovo indebitamento, pari a 33 milioni l’anno (2026-2028), poiché il deficit sanitario ha fagocitato anche le somme accantonate per gli investimenti. Queste scelte riducono il potere d’acquisto dei cittadini, comprimono i servizi e sacrificano comparti strategici frenando la crescita e la competitività della regione. In sintesi, con il Governo di Centrodestra, l’Abruzzo sta deteriorando il proprio sistema economico, con conseguenze dirette sui territori, sempre più poveri e con minori opportunità di crescita”. Ad affermarlo sono i Consiglieri regionali del Patto per l’Abruzzo che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa per fare il punto sul Bilancio di previsione 2026 in discussione in questi giorni nel Consiglio regionale.
“Le parole dell’Assessore al Bilancio – incalzano – che addirittura parla di pareggio di bilancio con toni trionfalistici si sciolgono come neve al sole davanti a una semplice domanda: a che prezzo per le nostre comunità? Qualsiasi bilancio non può non chiudere a pareggio, è una questione contabile e lo dice il termine stesso, ma far quadrare i conti tagliando sui servizi, azzerando gli investimenti e ricorrendo all’accensione di debiti è estremamente negativo e compromette il futuro della Regione Abruzzo: è come far quadrare i conti di un bilancio familiare, senza dare da mangiare ai componenti della famiglia, è inutile e dannoso”.
Per far capire come concretamente le scelte del Governo di Centrodestra si riversano sui territori, prendiamo, ad esempio, i tagli alle attività legate ai beni culturali che subiscono un taglio di – 1.496.290,25 € , mentre la missione sport e politiche giovanili segna un – 2.372.707,17 €, e le politiche del lavoro presentano una decurtazione di – 2.809.183,54 € e l’agricoltura, a pochi giorni dalla manifestazione in cui il Presidente rassicurava gli operatori dal palco della manifestazione di protesta della Coldiretti, segna – 275.676,49 €.
Si tagliano i fondi anche alle leggi regionali, a titolo di esempio: Film Commission (- 440.476,22 €); Teatro Marrucino (- 190.815,16 €); Fondazione Michetti (- 24.258,29 €); Istituto Tostiano (- 18.193,72 €); Paesi Dipinti (- 47.064,50 €); Premio Paolo Borsellino (- 46.715,34 €); Fondazione di Persio Pallotta
(- 127.210,11 €). Il fondo per lo sport sostenuto dalla legge regionale n. 2 del 2028 (- 1.437.039,39 €); i fondi per iniziative nazionali ed internazionali sportive organizzate dalle amministrazioni locali (- 924.520,07 €); intervento regionale a favore delle Province per il perseguimento della sicurezza varia (- 716.376,65 €).
E così via fino a intaccare ogni missione e programma, ogni legge regionale, ogni finanziamento. Alcuni effetti nefasti riguardano direttamente le buste paga dei cittadini e la diminuzione dei servizi erogati: oltre all’aumento delle tasse, ricordiamo, ad esempio, che a causa del deficit sanitario il salario accessorio degli operatori della sanità non viene erogato e quello degli anni precedenti è irrimediabilmente perso.
Davanti a questo scenario di tagli indiscriminati si continua a finanziare, per citare alcuni esempi, il Napoli Calcio per 1,2 milioni di euro, la Notte dei Serpenti per 450 mila euro, il Festival D’Annunziano per 500 mila euro.
Siamo davanti a un Bilancio non bilanciato, che strizza l’occhio ai soliti noti, mentre mortifica il resto del tessuto economico e sociale abruzzese.
Al di là della propaganda, questo Bilancio conferma che le casse della Regione sono state compromesse da sette anni di scelte prive di visione, interventi qualunquisti e misure non finalizzate al bene della collettività.
Mentre il Servizio sanitario regionale brucia una montagna di risorse come in un incendio sempre più esteso, nessuno al Governo regionale si preoccupa di come spegnerlo, nessuna proposta viene avanzata, nessuna ipotesi di ristrutturazione viene presentata e ci si limita ad aspettare che dal Governo centrale – asseritamente “amico” – arrivi qualche euro in più per fronteggiare ciò che una volta avremmo definito emergenze e che ormai sono divenute ordinaria amministrazione: liste d’attesa, mobilità passiva, rinuncia alle cure, ecc.
Questa latitanza e rifiuto di affrontare le cause della crisi finanziaria della Regione Abruzzo ne ha indebolito il sistema economico, fiaccato il tessuto sociale regionale e ipotecato qualsiasi ipotesi di sviluppo, sicché oggi a pagarne il prezzo sono soprattutto i cittadini e le cittadine d’Abruzzo.
Governare – concludono – significa programmare, non disperdere risorse, né rinviare i problemi.
Ci saremmo aspettati, sia nel DEFR sia nel Bilancio, interventi concreti sulla sanità, con la definizione di obiettivi e strategie, con una governance regionale forte, in grado di superare le frammentazioni territoriali e garantire uniformità di accesso alle cure.
Avremmo accolto positivamente un’iniziativa lungimirante sul Trasporto pubblico locale, da rendere più efficiente e maggiormente fruibile per i cittadini.
Saremmo stati pronti a collaborare nella definizione di politiche di tutela del lavoro: il potere d’acquisto è basso, il salario medio è di gran lunga inferiore a quello nazionale, l’80% dei nuovi contratti è precario, la disoccupazione giovanile sfiora il 30% e oltre 4.000 giovani lasciano la Regione ogni anno.
Avremmo valutato positivamente interventi a tutela dell’ambiente e di rafforzamento delle politiche di assistenza e sociali.
Nulla di tutto questo, ma solo un rappezzare buchi senza alcun criterio programmatorio.
Senza una strategia, ogni euro speso diventa un costo per la collettività, non un investimento per il futuro”.



