
Abruzzo. La nuova classificazione rischia di spaccare l’Italia in due e di penalizzare gravemente l’Appennino. I calcoli sono allarmanti: a livello nazionale verrebbero ‘depennati’ 1200 municipi, facendo scendere il totale da 4000 a 2800. In questo scenario, l’Abruzzo pagherebbe un prezzo altissimo: rischiamo di perdere circa 50 Comuni. È un taglio inaccettabile”.
Lo dichiara Lorenzo Berardinetti, presidente Uncem Abruzzo, commentando le ipotesi sui nuovi parametri per l’accesso al Fondo montagna.
“Applicare criteri rigidi, come la combinazione tra quota e pendenza, significa favorire le Alpi a discapito della dorsale appenninica”, spiega Berardinetti. “Si sta creando una distinzione pericolosa tra una montagna di serie A, quella delle vette più alte, e una di serie B. Ma l’Appennino ha una geografia complessa. Escludere le aree che non rispettano il vincolo dei 600 metri o delle pendenze significa tagliare fuori territori fragili che necessitano di tutele, non di esclusione”.
Berardinetti rilancia poi il pensiero del geografo Mauro Varotto. “Ha ragione il professore: se la legge vuole premiare chi cura la montagna, alzare i limiti è un errore. Bisognerebbe semmai abbassarli, rispettando lo spirito dell’articolo 44 della Costituzione. La toponomastica ci ricorda che esistono montagne vere anche a quote basse. Cancellare le ‘terre di mezzo’ vuol dire colpire le zone storicamente più abitate, oggi in crisi di spopolamento”.
“Uncem lo ripete da vent’anni: i criteri puramente altimetrici generano solo attriti e illogicità”, conclude il Presidente. “Non servono nuove classificazioni che dividono, ma politiche che uniscano. Dobbiamo costruire alleanze tra città e montagna, non alzare muri burocratici che lasciano indietro le nostre comunità”.



