Teramo
Martinsicuro, no alla distruzione del “mantello verde”: va modificato il progetto del lungomare
La richiesta delle consigliere Marta Viola e Simona Lattanzi

Martinsicuro. Le consigliere comunali Marta Viola e Simona Lattanzi chiedono al Sindaco Vagnoni la modifica urgente del progetto del lungomare da via dei Pioppi a via Amalfi.
Progetto che prevede la distruzione dell’intero percorso pedonale costituito da cotico erboso (prato) e l’asportazione di migliaia di metri cubi di terreno mediante uno scavo di 40/45 centimetri di profondità che consuma il suolo, cancella il sottosuolo e uccide miliardi di batteri che nutrono la vita vegetale esterna, senza i quali gli alberi, gli arbusti, le siepi, gli uccelli e gli animali non potrebbero vivere e garantire i servizi ecosistemici per la salute fisica e psichica delle persone.
Il tratto di lungomare è l’unico corridoio naturale rimasto integrale, non cementificato e asfaltato del medio Adriatico che tutti ci invidiano per l’ombra, la frescura, l’aria salubre, il silenzio, il profumo e la bellezza dei fiori del biotopo, il canto degli uccelli stanziali e migratori.
E’ il luogo più attrattivo e identitario della città truentina per cui è doveroso tutelarlo, valorizzarlo e consegnarlo alle generazioni future.
Altro aspetto negativo del progetto è la collocazione del calcestruzzo riciclato al posto del terreno, un prodotto artificiale derivante da scarti edilizi contenente residui tossici.
Il progetto contrasta con le norme di salvaguardia delle biodiversità previste dall’art. 9 della Costituzione Italiana, dal D.Lgs 42/2004, contrasta con la Direttiva Europea sul consumo di suolo, con il Piano Regionale Paesaggistico, con l’art.1 dello Statuto Comunale.
L’appello del prof. Camillo Di Lorenzo inviato al Sindaco e al Soprintendente Regionale per il Paesaggio va esteso alla cittadinanza, ai giovani, agli operatori turistici.
La Comunità di Martinsicuro non può perdere questo scrigno “capitale naturale”. Il suo valore ecologico, paesaggistico e sanitario è inestimabile e pertanto non può essere ucciso.
Il progetto deve essere rivisitato dall’architetto incaricato dal Comune con il supporto scientifico del botanico, dello zoologo, dell’entomologo, del fitopatologo e dell’ornitologo.