
Sembrava di stare in una lavatrice impazzita”: corrente contraria, acqua gelida e pure la “paura degli squali”.
Eppure Domenica Canna, 52 anni, psicologa aquilana, ha nuotato da Alcatraz a San Francisco, completando una delle traversate più dure e simboliche al mondo per chi ama il nuoto in acque libere.
Un’impresa nata da lontano, dopo anni passati a cadere, resistere e rialzarsi da malattie e ostacoli che lasciano il segno.
“Ho trovato la traversata di circa tre chilometri molto difficile, con corrente sfavorevole fino alla fine e acqua glaciale intorno ai 16 gradi – scrive lei stessa sui social – un’impresa che ha fatto i conti con apprensione, jet lag e un cielo cupo sopra la baia”.
“L’anno del terremoto all’Aquila – ricorda – ho dovuto interrompere qualsiasi attività per curare un tumore che, se non preso in tempo, sarebbe stato pericoloso. Sono stata seguita dal senologo Alberto Bafile, con il supporto a distanza di Umberto Veronesi, e dall’associazione L’Aquila per la Vita, che mi ha dato gli strumenti per guardare avanti”. Poi è arrivato anche un aneurisma, e un’altra operazione delicata. “Convivere con la paura non è facile – continua – ma ho imparato a non dare nulla per scontato e a coltivare le mie passioni”. Tra queste, il nuoto. La scorsa estate si è cimentata nella traversata dello Stretto di Messina. “Nuoto da una vita – spiega – ma quella è stata la mia prima vera prova in mare. Ho impiegato un’ora e sedici minuti: non cercavo il tempo, ma la resistenza”.
Nel 2023 ha raggiunto il Campo base dell’Everest, a 5.364 metri, portando con sé un cartello: ‘Coppito (L’Aquila) c’è’. Un gesto simbolico per chi ha sempre lo sguardo rivolto alla propria terra. Non solo montagne estreme, ma anche Sardegna: ha scalato la Guglia di Cala Goloritzé fino in cima, nel nome dell’amico e guida Emilio Ciammetti, scomparso in un incidente.
“All’arrivo a San Francisco – conclude Canna sui social – ho pensato che Frank Morris e i fratelli Anglin, la cui storia mi ha sempre preso, ce l’avessero fatta a raggiungere la terraferma. E, nel mio piccolo, pure io”.