
Pescara. Mentre si attendono i risultati dell’autopsia, la Procura di Pescara indaga ad ampio raggio per chiarire le circostanze che hanno portato alla morte di Riccardo Zappone, il trentenne, con precedenti per droga e seguito dal Centro di salute mentale di Chieti, che, poco dopo essere stato colpito dalla polizia con il taser, ha avuto un arresto cardiocircolatorio.
Tre gli indagati – di 61, 55 e 37 anni – per lesioni volontarie aggravate dall’uso dell’arma e dal numero delle persone: avrebbero preso parte a una rissa da cui è scaturito l’intervento della polizia.
Una colluttazione nel corso della quale il giovane, sostiene la Procura, è stato “percosso con violenza, anche mediante uso di un bastone di legno, sino a subire ferite sanguinanti”. Si procede anche contro ignoti per omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, oltre che per droga. Il fatto è avvenuto martedì mattina, nel quartiere San Donato di Pescara. Secondo una prima ricostruzione, il 30enne avrebbe preso parte alla rissa. Lanciato l’allarme è arrivata la Polizia. In quegli istanti, Zappone avrebbe avuto un attacco psicotico e gli agenti avrebbero usato il taser.
Poi il trasferimento in questura per le formalità di rito. Una volta in camera di sicurezza il malore, l’intervento del 118 e la corsa in ospedale. Ogni tentativo di rianimarlo, però, è stato inutile. Una dinamica che dovrà essere approfondita dall’inchiesta che la Procura conduce nel massimo riserbo e per la quale gli esiti dell’autopsia, cominciata nel tardo pomeriggio, potrebbero fornire dettagli decisivi. “È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona”, ha detto il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, intervenendo sulla vicenda. Piantedosi assicura che “andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”. E mentre si riaccendono le polemiche sull’uso dei dispositivi, il ministro sottolinea che si tratta dell’alternativa “all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario”.
A chiedere trasparenza sulla morte del figlio è il padre di Riccardo, Andrea Zappone. “Che motivo c’era di arrestarlo – dice – se le forze dell’ordine lo conoscevano bene e sapevano chi era e che tipo di patologia aveva? Non era opportuno che fosse chiamato il 118 e ordinato il ricovero in Tso come era stato fatto le altre volte? Era davvero necessario utilizzare quella pistola elettrica? Farò di tutto per capire la verità”, annuncia l’uomo, insegnante di musica molto conosciuto nell’area pescarese. Il padre di Riccardo racconta anche di una telefonata, pochi minuti prima dei fatti, in cui il figlio gli era sembrato particolarmente agitato. Il giovane, che viveva da solo ed era seguito dal Centro di salute mentale (Csm) di Chieti, “era un soggetto psicotico”, dice ancora il genitore, e aveva “reazioni e comportamenti difficili da capire”.
L’uomo non nega l’uso di stupefacenti da parte del figlio, sottolineando che “quelle sostanze lo devastavano”. Il dibattito si è inevitabilmente riacceso su utilità e pericolosità dei taser. Il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, sottolinea che “le forze dell’ordine non usano il taser per gioco, lo usano quando ce n’è bisogno e il taser ha salvato centinaia di vite e prevenuto migliaia di reati. Quindi o vogliamo mettere in discussione la libertà di azione delle forze dell’ordine e sciogliamo polizia e carabinieri e viviamo nell’anarchia. O altrimenti andiamo avanti su quello che è una maggiore sicurezza, che è necessaria”. Nel replicare al segretario nazionale del Prc, Maurizio Acerbo, secondo cui “il taser va vietato”, il responsabile dipartimento Sicurezza e legalità di Fratelli d’Italia per la provincia di Pescara, Marco Forconi, afferma che “condannare l’intero strumento per un singolo evento, ancora oggetto di indagine, sarebbe un errore.”.
Piantedosi, su vicenda Pescara faremo accertamenti
“È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona. Andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite di Sky tg24 Live in Milano a proposito del 30enne morto ieri a Pescara dopo un malore: poco prima l’uomo era stato raggiunto dalla scarica di un taser durante il suo arresto. “Segnalo – ha aggiunto il ministro – che il taser è l’alternativa all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario per i comportamenti che hanno le persone. In questo caso la persona si stava sottraendo alle forze di polizia e stava dando in escandescenza con atteggiamenti pericolosi per sè stesso, per gli operatori e per la gente che era presente sul posto”.
Salvini: gli agenti usano il taser quando serve, ha evitato reati
“Le forze dell’ordine non usano il taser per gioco, lo usano quando ce n’è bisogno e il taser ha salvato centinaia di vite e prevenuto migliaia di reati. Quindi o vogliamo mettere in discussione la libertà di azione delle forze dell’ordine e sciogliamo polizia e carabinieri e viviamo nell’anarchia. O altrimenti andiamo avanti su quello che è una maggiore sicurezza, che è necessaria”. Così il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, ai cronisti che gli chiedevano un commento sul giovane morto a Pescara dopo un malore e dopo una scarica di un taser ricevuta durante il suo arresto. Salvini l’ha detto uscendo dal Senato dopo l’approvazione definitiva del decreto sicurezza.