Tortoreto, piazzale della chiesa e gestione delle strisce blu: il progetto di finanza fa discutere
Opposizione sul piede di guerra: operazione con tante ombre

Tortoreto. Il giorno dopo il passaggio consiliare, con l’approvazione di due atti amministrativi che andranno a disegnare gli scenari futuri della cittadina, continuano le prese di posizione.
Oltre al confronto in consiglio comunale, la discussione viene affidata anche ai commenti, come quelli del gruppo Tortoreto al Centro (Libera D’Amelio e Martina Del Sasso), che pongono l’accento soprattutto sul piazzale della chiesa di Santa Maria, che sarà interessato da un progetto di finanza.
“Noi di Tortoreto al Centro abbiamo votato contro, ma non per partito preso”, si legge. “Anzi, vogliamo
essere chiari fin da subito: la piazza di fronte alla chiesa è una priorità sacrosanta.
I fedeli la aspettano da anni, i cittadini la meritano. Ma non così, non a queste condizioni, non con
questa maggioranza che ha scelto la strada più costosa e dannosa possibile.
Pensate un po‘: se avessero dato impulso alla piazza attingendo dai fondi della piattaforma
Eleonora, oggi avremmo già un’opera realizzata con costi notevolmente inferiori e senza
vendere l’anima di Tortoreto a un privato per 23 anni.
Invece no, hanno preferito imboccare la via del project financing, una strada che presenta troppe ombre e troppi interrogativi.
Il consiglio comunale. “I consiglieri di minoranza abbiamo esposto con fermezza e determinazione le ragioni del nostro dissenso, illustrando alternative concrete e percorribili che avrebbero garantito gli stessi risultati
senza ipotecare il futuro della nostra comunità. Abbiamo argomentato, proposto, cercato il dialogo costruttivo. Ma la maggioranza, che oggi regge le sorti di questa amministrazione, ha scelto di procedere per la propria strada, ignorando non soltanto le nostre istanze ma soprattutto quelle corali dei cittadini che in questi mesi si sono fatti sentire con petizioni, interventi pubblici e manifestazioni di dissenso. È stata una scelta politica precisa: andare avanti a testa bassa, senza ascoltare, senza confrontarsi, senza cercare quella sintesi che ogni buona amministrazione dovrebbe perseguire nell’interesse generale della comunità in spregio ai principi fondamentali dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità dell’agire pubblico.
La maggioranza ha preso questa decisione senza fare le valutazioni che ogni amministrazione responsabile dovrebbe fare, probabilmente perché neanche la stessa maggioranza ha pienamente compreso la portata della propria scelta. Ma se non si capisce non si approva. Il confronto dei costi del project financing con quelli di un appalto tradizionale, che certamente non dovrebbe vincolare la nostra città per quattro lustri, è stato a nostro avviso
insufficiente e non puntuale. Non hanno verificato se conviene davvero, non hanno analizzato i rischi per il Comune. È come se avessero deciso di comprare una casa senza mai averla vista e
senza sapere quanto costa davvero.
Quale l’utilità pubblica?
Ma c’è un aspetto cruciale che i cittadini devono conoscere e che la maggioranza ha preferito
non evidenziare adeguatamente.
I dati. Con questo project financing, per ben sei mesi l’anno – da aprile a settembre al costo di €1,20 per 17 ore al giorno- numerose vie del nostro centro e del lido saranno interessate dal parcheggio a pagamento gestito dal privato per i prossimi 23 anni. Stiamo parlando di lungomare Sirena, piazza Berlinguer, piazza Matteotti, piazza Caduti del Mare, piazza Caduti di Nassiriya, piazzale del Marinaio, via Trieste e gli stalli nelle rotonde
Monti, Vinci, Carducci e Trieste, oltre alle nuove aree di via Giovanni XXIII, via Lampedusa
e via Teramo.
I cittadini hanno il diritto di sapere esattamente quali saranno le tariffe applicate e come questo impatterà sulla loro vita quotidiana per oltre due decenni. Non si tratta solo della piazza della Chiesa o del parcheggio di via Teramo: stiamo parlando di un sistema che condizionerà la mobilità e le abitudini di residenti, commercianti e visitatori per un quarto di secolo. Questa informazione doveva essere al centro del dibattito pubblico, non celata tra le pieghe di documenti tecnici che pochi hanno avuto modo di esaminare.
I numeri, poi, fanno venire i brividi. Il rendimento del progetto è appena del 6,66% – una miseria per un investimento di questa portata. Il canone che il privato offrirà al Comune? Appena 85.000 euro all’anno per 23 anni. Una barzelletta. E il costo della piazza? 190 euro al metro quadro per pavimentazioni e arredo urbano. Ci rendiamo conto che stiamo parlando di cifre sproporzionate?
Ma la cosa che ci fa più arrabbiare è l’assenza totale di visione. Se proprio bisognava intervenire
sul lungomare, perché non pensare a tutto il percorso di 4 chilometri? Perché questi interventi a
spezzoni, a macchia di leopardo, senza capo né coda? È come restaurare solo una stanza di una casa
che cade a pezzi.
E poi ci sono i parcheggi, altra storia di promesse tradite. Sono anni che se ne parla. Già con lo Studio Mattei si paventava la possibilità di una progettazione per i parcheggi, ma quello studio,
pagato dai cittadini, è rimasto nel cassetto a prendere polvere. Ora vogliono affidare per 23 anni la
gestione di tutti i parcheggi a pagamento a un privato. Ma vi rendete conto? In un mondo che cambia così rapidamente, anche solo 5 anni possono rivoluzionare tutto.
Volete davvero prendervi questa responsabilità e caricarla sulle spalle dei più giovani?
Quello che manca è la trasparenza che ogni cittadino ha il diritto di pretendere. Quanto
guadagnerà realmente il privato con questo affare? Quali sono i veri costi e benefici per la
comunità? Questi dati dovrebbero essere pubblici e comprensibili a tutti, perché riguardano il futuro
della nostra città e delle nostre tasche.
Noi continueremo a vigilare e a denunciare ogni criticità. Questa procedura presenta troppe ombre e
troppi punti interrogativi. E se dovesse saltare tutto per vizi procedurali, la responsabilità sarà tutta
della maggioranza che ha scelto di forzare la mano invece di agire con prudenza e competenza.
La piazza della chiesa si può e si deve fare, ma nel rispetto delle regole, della trasparenza e
dell’interesse pubblico. Non con procedure discutibili che ipotecano il futuro di Tortoreto per un
quarto di secolo. Perché se vogliamo davvero attrarre visitatori e far crescere il turismo, dobbiamo
prima migliorare la qualità della vita di chi a Tortoreto ci vive tutto l’anno”.