
Roseto degli Abruzzi. Una scena crudele, disumana, ha sconvolto i cuori di chi ama e rispetta la vita: lo scorso27 giugno, su via Garibaldi tra via settembrini e via leopardi, nell’area pedonale del centro di Roseto, sono stati trovati i corpi senza vita di due gatte, uccise e abbandonate come rifiuti.
Ida e Rita, due donne che da anni si prendono cura della piccola colonia felina della zona, sono le custodi silenziose di questa tragedia. Con amore e dedizione avevano accudito le gattine bianconere – portando loro cibo, acqua e, quando necessario, cure veterinarie – senza alcun aiuto pubblico, affrontando spesso offese, disprezzo e minacce da parte di chi preferisce voltarsi dall’altra parte.
La violenza non è cominciata il 27 giugno. Qualche mese fa, tutti i cuccioli di quella colonia erano stati trovati morti in una sola notte, lasciando presagire un gesto deliberato, premeditato. Ma nessuno avrebbe immaginato che qualcuno potesse arrivare a tanto: avvelenare le madri e gettarne i corpi in mezzo alla strada.
È difficile trovare parole adeguate per descrivere l’orrore di un gesto tanto vile. Ma ancor più grave è il silenzio, l’indifferenza, l’assenza di controlli e la mancanza di giustizia. Chi uccide animali in modo così efferato, non solo commette un reato punibile dalla legge italiana (art. 544-bis e 544-ter del Codice Penale), ma rappresenta un pericolo concreto per la società: numerosi studi dimostrano la correlazione tra la violenza sugli animali e quella contro gli esseri umani.
Questa non è una semplice notizia di cronaca. È una richiesta di aiuto.
“Chiediamo al Comune di Roseto degli Abruzzi di intervenire con decisione”, sottolineano i volontari:
istituendo un’indagine per identificare i responsabili;
installando telecamere nelle zone sensibili;
riconoscendo ufficialmente e proteggendo le colonie feline, come previsto dalla legge 281/1991 e dalla normativa regionale;
sostenendo chi, come Ida e Rita, svolge volontariato essenziale alla convivenza civile tra uomo e animale.
Gli animali non sono un problema da eliminare. Sono creature senzienti, parte della comunità, e meritano rispetto. E chi li difende dovrebbe essere sostenuto, non minacciato.
Perché la civiltà di una città si misura anche da come tratta i più deboli.