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Teramo

Riaprire la biblioteca di Padre Serafino: la lettera aperta al sindaco di Giulianova

LETTERA APERTA AL SINDACO DI GIULIANOVA

Caro Sindaco,

scusami se mi rivolgo a te con una lettera aperta ma voglio parlarti di una questione che mi sta molto a cuore e che credo debba stare a cuore soprattutto alla città di Giulianova, città nella quale vivo ormai dall’aprile del 1992. Approfitto anche per ricordare che una delle prime persone che conobbi appena arrivato a Giulianova, e della quale divenni subito amico, fu tuo padre; tu eri allora un ragazzino e per questo motivo mi sento di poterti dare del tu.

In quell’anno mi trasferii da L’Aquila, dove lavoravo da parecchi anni nel reparto di Nefrologia e Dialisi, e venni all’ospedale di Giulianova perché si voleva qui aprire da zero un analogo reparto, fino ad allora inesistente. Cosa che in effetti facemmo e anche con una certa velocità perché inaugurammo il nuovo reparto con i primi quattro pazienti giuliesi pochi mesi dopo, il 30 luglio 1992. Da allora quel reparto è via via cresciuto distinguendosi nella sanità abruzzese e in quella nazionale (poi negli ultimi anni sono arrivate molte difficoltà, derivanti da una improvvida gestione ASL, ma di questo parleremo semmai in un’altra circostanza).

Torniamo all’anno 1992. Io sono un appassionato lettore e, appreso dell’esistenza di una biblioteca nella Piccola Opera Charitas, adiacente all’ospedale, un giorno andai a visitarla.

Mi piacque fin dalla prima impressione e, mentre giravo silenziosamente guardando i libri negli scaffali, fui avvicinato da un frate che mi chiese chi fossi e con il quale cominciai a parlare.

Realizzai poco dopo che quel frate era padre Serafino Colangeli, il Fondatore e il deus ex machina di quella struttura. Lui fu gentilissimo e curiosissimo, mi fece molte domande sul nuovo reparto, sul rene artificiale, su come funzionava praticamente, su come vivevano quei pazienti, mi chiese se fossi parente di un suo amico, padre Giacinto Marinangeli, direttore a L’Aquila della Deputazione di Storia Patria (non eravamo parenti ma lo conoscevo), mi guidò in una visita di tutta la Biblioteca, parlandomene con fervore e passione, del passato e dei progetti futuri, da uomo competente e straordinariamente intelligente qual era.

Ci lasciammo dopo una lunga chiacchierata e, salutandoci, ci mettemmo reciprocamente a disposizione per qualunque necessità e lui mi esortò a venire in biblioteca ogni volta che lo avessi desiderato. Cosa che in effetti, negli anni successivi ho fatto, andando quando avevo un paio d’ore di tempo a sedermi a uno dei tavoli di quella bella sala, con un libro preso dagli scaffali, a godermi la lettura, il silenzio, la compagnia degli altri lettori, la luce e il profumo dei libri di quella magica biblioteca.

E vengo al punto. Quando, nei primi mesi del 2020 divampò la pandemia da Covid, la biblioteca fu giustamente chiusa a tutela della salute dei pazienti seguiti nella struttura sanitaria della POC.  Adesso sono passati più di tre anni e, dopo la tragedia di decine di migliaia di morti in Italia, l’epidemia si è andata via via indebolendo e oggi non rappresenta più un problema sanitario grave, tanto che pochi giorni fa, il 5 maggio scorso, anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato ufficialmente la fine dell’emergenza sanitaria.

A questo punto, caro Sindaco, è necessario e anche urgente riaprire la “biblioteca di Padre Serafino”. Lui l’aveva creata, anche con il contributo economico e fattuale di tanti cittadini di Giulianova, per amore della cultura e anche per dare ai poveri, come diceva, una carità di tipo intellettuale che è non meno importante di quella materiale. E adesso non può più restare chiusa.

Gli oltre 30.000 volumi e le sale di lettura devono tornare a disposizione della città come sono stati per 40 anni e anzi la struttura dovrebbe essere potenziata e rivitalizzata per riaffermarsi come importante riferimento culturale della città.

Mi sono meravigliato in quest’ultimo anno che in una città tanto appassionata di politica, come Giulianova, nella quale si legge quasi ogni giorno di proposte, critiche, schermaglie e polemiche politiche che divampano tra maggioranza e opposizione per i motivi più vari (non di rado, va detto, di poca importanza) nessuno abbia mai sollevato il problema della cultura e della biblioteca chiusa.

Per una città come Giulianova, che ambisce a far crescere la propria immagine turistica e qualitativa, restituire al suo ruolo quella biblioteca è irrinunciabile. La cultura non può essere trascurata né tantomeno mortificata.

Io non so esattamente da chi “dipenda” la biblioteca, a chi essa “appartiene”. So però che la Biblioteca va riaperta, per il rispetto che si deve al suo Fondatore, per quello verso i cittadini che hanno contribuito, per quello verso le migliaia di giovani che andavano lì a studiare e anche e soprattutto per rispetto verso il sapere e verso la cultura. La biblioteca appartiene innanzitutto alla città.

Per questo motivo ti ho voluto scrivere, sperando che tu voglia sostenere questa causa e farla tua con determinazione, compiendo i passi necessari per la riapertura.

Spero anche che tutte le forze politiche, culturali e sociali della città contribuiscano fattivamente a restituire a Giulianova quel bellissimo e insostituibile gioiello.

Mi scuso per il disturbo che ti ho arrecato, se te ne ho arrecato, e ti auguro buon lavoro.

Giancarlo Marinangeli

Dr. Giancarlo Marinangeli
Medico-chirurgo. Nefrologo.

Già Direttore della Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale di Giulianova

 

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