
Pescara. “Un cantiere mai partito, un’impresa sollevata dall’incarico e un progetto che oggi espone il Comune di Pescara al rischio concreto di un buco di bilancio da 8 milioni di euro”: a riferire il quadro emerso venerdì mattina in commissione Controllo e Garanzia del Comune di Pescara sulla vicenda del Parco Nord è il presidente Paolo Sola (M5S).
“L’audizione del responsabile del procedimento, l’architetto Raffaella Bettoni, di fatto ha confermato il fallimento dell’operazione portata avanti dall’amministrazione Masci”, commenta Sola dopo la seduta, “Dopo un anno, non solo il cantiere non è mai partito, ma la prima impresa aggiudicataria è stata sollevata dall’incarico per inadempimento, e oggi il Comune sta procedendo all’affidamento alla seconda impresa in graduatoria. Nel frattempo, però, il tempo è passato e non esiste alcuna previsione attendibile sui tempi di realizzazione, nè c’è un orizzonte chiaro sul tema delle indennità di esproprio dei terreni privati”.
Solta riporta “un dato è emblematico: il cronoprogramma prevedeva 450 giorni dall’affidamento dei lavori per ultimare l’opera, ma 365 giorni sono già trascorsi senza che si sia mosso nulla. Un anno buttato, mentre oggi scopriamo che il progetto non solo è fermo, ma è diventato economicamente insostenibile”.
““L’arbitrato promosso dai privati ha stabilito un valore dei terreni pari a 150 euro al metro quadro, rispetto ai 16 previsti dall’amministrazione Masci nel quadro economico dell’intervento, facendo schizzare il costo complessivo degli espropri da 700.000 euro a circa 8 milioni di euro. Un’esplosione dei costi – ricorda Sola – che solo noi avevamo denunciato un anno fa in Consiglio Comunale e che oggi rischia di tradursi in un potenziale debito fuori bilancio a carico dei cittadini”.
Ma c’è un elemento che “rende questa vicenda ancora più inquietante” secondo il capogruppo M5S: “In realtà questa amministrazione ha sempre saputo che i costi reali dell’operazione Parco Nord erano completamente diversi da quelli inseriti nel quadro economico. Lo dimostra un masterplan approvato dalla stessa Giunta Masci negli anni 2019–2020, dal quale emerge che il valore complessivo dell’intervento, tra realizzazione delle aree verdi e acquisizione dei terreni, veniva stimato in circa 10 milioni di euro. Praticamente la stessa cifra che oggi emerge dall’arbitrato – prosegue Sola – con la differenza che oggi ci arriviamo dopo aver fatto schizzare i soli espropri a 8 milioni di euro, a fronte di appena 3 milioni di finanziamenti disponibili. Questo dato è decisivo: dimostra che il Comune era pienamente consapevole del reale valore di quei terreni e che i 16 euro al metro quadro inseriti nel quadro economico non stavano in piedi già allora”.
“Ma c’è un secondo aspetto ancora più allarmante – accusa Sola – quel masterplan prevedeva un Parco Nord più piccolo, di circa 4 ettari, con 1,5 ettari sottratti al verde e destinati ai privati, in modo da compensare una parte dei costi attraverso nuove volumetrie edificabili. Un’impostazione che apre uno scenario inquietante: il rischio concreto è che oggi, davanti all’esplosione dei costi di esproprio, l’amministrazione stia preparando un piano B che finanzi il parco sacrificandone una parte al cemento. Oggi l’amministrazione Masci si trova davanti a un bivio politico chiarissimo: da una parte, un bagno di sangue economico, con il rischio concreto di un debito fuori bilancio da 8 milioni di euro”.
“Dall’altra – conclude Paolo Sola – il ricorso a un piano già visto, che riduce il parco e lo finanzia facendo costruire ai privati al posto del verde. In entrambi i casi, siamo di fronte al fallimento di una narrazione: quella dell’opera ‘attesa da 40 anni’. Perché dopo un anno di nulla, un cantiere fermo e costi fuori controllo, ciò che resta non è un grande progetto per la città, ma una gestione irresponsabile che rischia di lasciare a Pescara un’eredità pesantissima, oppure uno scenario già previsto di nuove colate di cemento”.



