Pescara. Non è trapelato nulla dall’autopsia eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Cristian D’Ovidio sul cadavere di Riccardo Zappone, il 30enne morto dopo essere stato arrestato dalla polizia, in seguito a una rissa, e immobilizzato con l’uso del taser.
Come riferisce Il Messaggero Abruzzo, D’Ovidio, incaricato dal procuratore capo di Pescara Giuseppe Bellelli e dal sostituto Gennaro Varone, ha effettuato ieri l’esame autoptico ma, prima di trarre alcuna conclusione, attenderà i risultati dell’esame tossicologico e dei tessuti prelevati sulla salma.
Intanto sono indagate le 3 persone presenti nell’officina di via Comunale Piana, dove è scoppiata la rissa che ha fatto intervenire la polizia: si tratta del titolare dell’officina, del fratello e di un terzo uomo, mentre una quarta persona potrebbe aggiungersi sul registro degli indagati per aver ceduto la droga alla vittima. In ballo, infatti, ci sono le accuse di omicidio colposo, spaccio di sostanze stupefacenti e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.
Zappone era solito frequentare l’area tra San Donato e Rancitelli – note piazze di spaccio – per chiedere elemosina, quindi conosciuto ai residenti, anche per il suo fare a tratti aggressivo. Secondo quanto ricostruito, martedì mattina sarebbe entrato nell’officina dove i due fratelli di 61 e 55 anni stavano parlando insieme a un 37enne: i tre, data l’aggressività del giovane, l’avrebbero allontanato, usando anche un bastone che, per la Procura, avrebbe causato ferite sanguinanti a Zappone.
Quindi l’arrivo della polizia, la resistenza al pubblico ufficiale da parte del ragazzo, l’uso del taser per bloccarlo e caricarlo in auto e condurlo in questura dove Zappone ha avuto un malore, l’intervento del 118 e il trasporto in ospedale, quindi la morte.
Non risultano indagati, però, i 4 poliziotti intervenuti.
